La prima schiarita per l’Italia?

Oggi, a Piazza Affari, è andata particolarmente bene, oltre il 3,4%. E a seguire le altre piazze europee. Un forte rialzo determinato dalla credibilità della proposta di politica economica anticiclica (si veda sotto) che verrà presentata al vertice europeo informale di domani.

Non tutto probabilmente verrà accettato dalla Merkel. Ma sulla ricapitalizzazione della Bei, la messa in campo di fondi europei inutilizzati e i project bond (bond finalizzati a progetti e garantiti dall’unione) il risultato politico di Camp David dovrebbe far testo, con aperture tangibili, anche se di compromesso.

Non è poco. Specie per l’Italia che non ha una bolla immobiliare-mutui (che pesa sulle banche spagnole) da smaltire. Che ha solo bisogno di ripartire, e al più presto possibile.

Spero vivamente che domani il duo Hollande-Monti riesca nell’impresa.

In tal caso potremo dire che con oggi il peggio ha cominciato a porsi alle nostre spalle.

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Da Camp David all’Eurogruppo

L’intervento di Obama sulla crisi dell’euro pare, almeno nei commenti al G8 di Camp David, aver funzionato.

In soldoni Hollande e Monti portano a casa un impegno di massima comune (anche alla Merkel) per sostenere, al prossimo Eurogruppo straordinario del 23 maggio almeno quattro misure:

- un fondo europeo per l’assicurazione dei depositi bancari (una sorta di fondo antipanico, calibrato in particolare sulla situazione spagnola e greca);

- la ricapitalizzazione della Bei per consentirle nuovi investimenti (reti a larga banda e altro);

- al prossimo G20 il lancio esplicito del firewall europeo (ovvero l’European Stability Mechanism, Esm ?), ma intanto (di conseguenza) spazi di intervento più ampi per la Bce.

- da giugno l’avvio di un primo grande project-bond per finanziare infrastrutture; e il lancio di un pacchetto europeo per la crescita, comprese non meglio specificate “fondamenta” per gli eurobond (forme di mutualizzazione dei debiti pubblici nazionali).

Insomma: a breve le misure difensive più urgenti, come il fondo antipanico e forse l’attivazione dell’Esm da 500 miliardi ( che dovrebbe partire il prossimo luglio) per la ricapitalizzazione del sistema bancario spagnolo (e italiano), oltre certe soglie di stress. Una misura che molti vorrebbero anticipare, forse in contemporanea al primo pacchetto per la crescita (sperando che la crisi greca sia giunta allora a soluzione elettorale, in termini gestibili). E intanto affidare alla Bce il compito di sostenere le banche, con ulteriori emisssioni di liquidità.

Vedremo all’Eurogruppo se tutto ciò verrà confermato. Ma se è vero che intorno al “caminetto” di Camp David Obama (con Hollande e la mediazione di Monti) sono riusciti ad ammorbidire la Merkel (il Fiscal Compaq, per inciso, resta con tutti i suoi impegni) è molto probabile che ciò avvenga.

La Merkel ha sottoscritto il documento economico del G8 (con le proposte riassunte sopra) e sarebbe davvero un po’ grossa se ora si tirasse indietro.

In tal caso il G8 sarà annoverato come un successo. E i suoi messaggi presi in considerazione dai mercati (nonchè da spagnoli, italiani e greci). Perchè poi, implicitamente, confermano la legittimità operativa del Firewall (d’emergenza), che abbiamo già visto in azione nascosto venerdì scorso.

Non era ne è pensabile, d’altra parte, che i grandi della terra lasciassero sprofondare l’Europa nel baratro della depressione, con evidenti conseguenze anche per gli Usa.

Basteranno questi annunci, compreso quello rassicurante sull’inclusione nell’euro della Grecia? Non possiamo che sperare.

E incrociare le dita. Dietro però un ben munito firewall, pronto ad agire ancora.

 

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Conferma

 

La mia ingenua ipotesi di ieri è confermata oggi da Monti stesso:

A prescindere dal «riuscire o meno a trovare una soluzione alla crisi di Atene, nel frattempo abbiamo ottenuto un migliore livello di coordinamento tra le politiche fiscali nazionali. Abbiamo messo in atto alcuni firewall per evitare il contagio» ha spiegato Monti.

Non solo: vale anche la proposta italiana di una protezione pan-europea dei depositi bancari

Bene. Ora vedremo se si andrà oltre i firewall di ultima istanza.

 

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Il vertice del firewall

Ma che strano. Mentre oggi il commissario europeo Karel De Gucht gridava al lupo al lupo, parlando di crisi dell’euro imminente, e di un misterioso firewall d’emergenza in fase di studio alla Bce per arginare l’impatto devastante di una Grecia sospinta fuori dall’euro, oggi qualcosa di insolito è successo sui mercati.

Le piazze “disastrate” di Atene e Madrid hanno guadagnato un rialzo, Milano è rimasta sostanzialmente in pari, piatta Wall Street e invece hanno perso Londra e Tokio.

Il contrario di ogni aspettativa.

Strano, come se Atene, Madrid e Milano fossero state “privilegiate” da qualcuno o qualcosa che ha comprato bond e azioni bancarie. Un qualcuno che magari non voleva che il g8 cominciato oggi si aprisse sotto l’infausto auspicio di un altro crollo europeo, di un baratro sempre più vicino.

A camp David, di fronte a vertici della Casa Bianca, della Fed e del Fmi estremamente preoccupati che la crisi dell’Euro degeneri in una recessione Usa e poi in una depressione globale.

Karel De Gucht è un “falco”. Per il fiammingo la Grecia dovrenne essere completamente allineata o fuori dall’Euro (forse dall’Europa). Per lui è gioco facile, insieme alle rivelazioni sul firewall in costruzione, parlare di “entrata in un percorso che, nelle prossime settimane, nessuno sa come andrà a finire” e di “sangue freddo da mentenere”. Messaggi , neanche tanto in codice, per bloccare ogni sconto alla Grecia (in discussione al G8). Di fatto siamo pronti al vostro fallimento, dice, abbimo già il firewall di protezione. Quindi rigate diritto.

E invece oggi lo strano andamento dei mercati ci fa sospettare che il firewall già ci sia, e sia in atto. Che l’ennesimo crollo sia stato arginato da mani forti proprio su Atene, Madrid e Milano. Mentre a Londra sono state punite proprio le banche più speculative.

Evidentemente Mario Draghi non è Karel De Gucht. Il suo mandato resta (e si spera resti) di mantenere nell’Euro Atene, Madrid e Milano. E di difendere l’Europa.

La mia ovviamente è un’ipotesi. E un’elogio a quel che serve: un po’ di buon senso comune.

 

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Quintarelli 4 president

Ho appena firmato la petizione di sostegno alla sua candidatura all’Agcom. Stefano, oltre che un caro amico, è una delle persone più competenti in Italia in tema di rete. La sua nomina (dal basso) di sicuro sarebbe una grande novità. E un’assicurazione sul futuro della nostra Internet.

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Antipolitica ?

Sono proprio stufo di sentirmi parlare addosso di antipolitica da parte di dalemiani, penatiani, berlusconiani, leghisti e altri. Ogni volta agitano questo spauracchio. Ogni volta, in particolare, che evocano il mostro Beppe Grillo.

Oggi un altro bel tassello nella collana infinita della truffa e dell’assalto ai nostri soldi, in salsa bossiana. Ieri il rinvio a giudizio del grande Penati, mai dimissionario. Poi la farsa in Parlamento in cui Pdl e accoliti hanno sabotato la legge anticorruzione e sul falaso in bilancio. E così via. Questa è antipolitica in senso proprio, ed è politica partecipata democratica quella di chi si indigna, rifiuta e passa ad altre forze politiche.

Purtroppo questi figuri restano sui loro scranni forti del ricatto su un’Italia mezza fallita, che ha bisogno vitale di emergenze di governo a breve. Un fallimento che hanno peraltro creato loro.

Il risultato delle non regole è che corruzione e malaffare generalizzato estorcono il 25% del Pil italiano, di fatto impedendo ogni reale manovra di ripresa. Quindi la casta inamovibile genera la paralisi, nonostante le belle velleità di Monti. E la paralisi stagnante finisce per favorire la parmanenza della casta.

Questo è il circolo vizioso che sta facendo letteralmente implodere l’economia, le vite e la democrazia in Italia.

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Le risposte dei 5 stelle

Devo dire che per una volta concordo con Beppe Grillo. L’affermazione del cinque stelle in Italia ha nei fatti scongiurato il pericolo di un rigurgito nazista (greco) o fascista (Francia).

I giovani grillini (e ne conosco uno in consiglio comunale a Milano) sono ordini di grandezza meglio di qualche vecchio fascio urlante facilmente riciclatosi sull’onda della crisi europea.

Il problema, come sempre, è il governo, governare. A quota 10% in molti casi i grillini ci sono. Quota importante, vicina alla soglia di impatto effettivo sulla democrazia italiana.

Chi li ha votati vorrebbe però ora, insieme alla pulizia di una classe politica in gran parte fallita, risposte concrete sul disastro italiano.

E su queste, se fossero percepite come credibili e positive, il movimento cinque stelle potrebbe crescere al 20% e persino oltre (considerando che è l’unica forza oggi a riattrarre astenuti e giovani, e questi ormai vanno oltre il 30% dell’elettorato).

Risposte: si tratta, in pratica, di attuare quanto un’enormità di persone, su questa rete, sostiene da anni. Grillo compreso.

Risposte.  Ne scelgo una, forse il filone principale. Recuperare risorse da quanto ci viene rubato (circa il 25% del Pil) per investire queste preziose risorse (almeno in parte)  in produzione di futuro (sostenibile). In modo di farle ritornare accresciute, in lavoro, ambiente e qualità di vita.

Continuare a spingere il fotovoltaico, il solare termico, il geotermico e l’efficienza energetica fino alla loro grid parity, tenendo ferme le politiche industriali e di ricerca, locali e nazionali, per filiere produttive italiane.

Dare priorità uno a questo, e destinarvi le risorse generate dalla legalità. E dal controllo democratico sugli amministratori.

Se il 5 stelle riuscisse, per ipotesi, ad arrivare al rango di forza di governo, mettiamo persino al 30% (e con gli astenuti abbiamo visto che è possibile)  e riuscisse, a nome dell’Italia, ad aprire un serio negoziato con l’Europa (magari mettendo sul piatto l’uscita dall’Euro) per ottenere, per esempio, un eurobond (o project bond) per lo sviluppo di nuove e grandi energie rinnovabili redditizie (per esempio la mostruosa quantità di energia geotermica esistente nel Tirreno), non sarebbe un’indicazione, una risposta?

Che senso ha restare nell’euro condannati al Fiscal compaq senza avere, sull’altro piatto della bilancia una credibile strategia di sviluppo? Senza progetti?

Pensiamo a quanti cervelli verrebbero mobilitati in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per il geotermico offshore. Quanto di questo know-how verrebbe esportato (a partire dalla Grecia, che nell’egeo ha condizioni geotermiche simili). Quanta energia a basso costo ridurrebbe a loro e a noi la bolletta energetica e consentirebbe appieno la mobilità elettrica. E senza centrali nucleari. Quanto trainante per l’intera economia e società italiana (quantomeno per il senso di avere una speranza)  sarebbe tutto ciò?

E’ possibile. Qualcuno già ci sta provando.  I soliti piccoli imprenditori di coraggio. Ma tra difficoltà enormi (soprattutto finanziarie).

Non certo Eni o Enel. E non parliamo della lobby nuclearista, che ha impazzato fino a un anno e mezzo fa, bloccando ogni alternativa.

Però , eppur si muove (direbbe Galileo), questa grande frontiera italiana esiste. E’ incisa nel nostro mare. Basta guardare una cartina geologica. Ci permetterebbe di produrre energia per noi, e tecnologie per tutti . E uscire da questo stato disastroso di debito, schiavitù finanziaria, fuga all’estero dei giovani.

Aprire una nuova frontiera, a tanti livelli, dal solare e geotermico locale fino al grande sogno alto, ma concreto, mettendo a valore l’Arabia Saudita dormiente che la Madre ha posto nei nostri mari.

Questa risorsa poteva già essere sfruttata da decenni. Risalgono agli anni 80 i primi studi sull’energia del Tirreno. Ma i soliti politici, marionette in mano ai soliti poteri forti dell’energia, misero tutto in un cassetto. E così un paese che avrebbe potuto divenire energeticamente e industrialmente florido fu relegato nella gattabuia del debito pubblico e della dipedenza da petrolio e dal gas di Putin.

Ma oggi, con il barile a 130 dollari, torna prepotentemente in scena il tema dell’autonomia energetica. E non solo dell’Italia.

Per questo l’Europa non solo può, ma deve aiutarci a mettere a coltura questa energia naturale.

E’ la sola risposta concreta che vedo. E spero che oggi Grillo, dismessi i soli panni di accusatore dei partiti, indossi quelli di un coordinatore di azioni politiche reali. Secondo il suo programma originario.

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P.s. Ho pubblicato sulla Settima Mossa (geotermia tirrenica offshore) dal 2007, aggiungendo via via dati e risultanze scientifiche. Ho scritto articoli per il Sole 24 Ore e sono intervenuto a convegni, sul tema. Sono passati 5 anni. Non mi ha cagato nessuno, salvo gli imprenditori di cui sopra. Tutto il sistema che ci sovrasta, evidentemente, è completamente incapace di lavorare sugli interessi e le prospettive strutturali a lungo termine dell’Italia.  La mia ultima speranza sono i suoi giovani. E una crisi che ormai impone visione e sviluppo autentico.

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Palermo for Europe

Incredibile, in questo momento la risposta politica più civile d’Europa appare quella di Palermo. Dove sembra rinata la vecchia Rete antimafia.

Altri messaggi positivi vengono dai successi grillini, dai giovani cinque stelle che ricambiano i vecchi bonzi di partito, senza generare rigurgiti di estrema destra (o sinistra).

Anche la Lega, con il successo di Tosi, vede un messaggio anti-Borghezio. Un messaggio pratico. Un buon amministratore, credibile.

Bello il crollo del partito del bunga bunga, un meraviglioso messaggio al suo immarcescibile capo.

Nel complesso. Le dinamiche espresse dal popolo italiano indicano un cambiamento radicale ma che non genera paura.  Noi il fascismo, in salsa berlusconiana, l’abbiamo assaggiato anche recentemente.

E poi il paese è abbastanza solido patrimonialmente e industrialmente per non percepirsi come Grecia. E la manovra della Bce in fondo è stato un salvataggio verso di noi, che ha funzionato.

Abbiamo scelto. Abbiamo punito Pdl, Pd e Sel. Ma senza innalzare camicie nere o croci uncinate. E questo mi basta per sperare.

 

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Grecia e Germania

Quando fai pagare a un popolo la follia della sua classe dirigente, il popolo comincia a diventare nazista.

Successe a Berlino negli anni 30 per colpa di americani e inglesi. Che non vollero intervenire nell’iperinflazione tedesca. Ed è successo in Grecia ieri, per mano tedesca. Dove la nazione egemone in Europa non ha punito la destra allora al potere, e le banche d’affari Usa inglesi che la consigliarono di truccare i bilanci nel 2007. Salvo poi, due anni dopo, martellare il popolo greco con un rigore rapidamente divenuto povertà di massa automoltiplicativa.

Se rileggete Weimar fino all’ascesa di Hitler la vicenda non fu poi molto diversa. Ma solo pochissimi libri di storia economica e finanziaria internazionale vi raccontano il cruciale ruolo silente anglo-franco-americano. La loro vendetta dietro le quinte. Levratrice di un mostro.

Simmetrie. Direi inquietanti.

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L’unica cosa che mi conforta è che, dopo la vittoria in Grecia dei para-nazisti e in Francia della Le Pen il trend mi pare chiaro, e così il suo ticchettio sinistro . Ora non vi sono più scuse, nemmeno per Berlino. L’orologio della grande crisi europea è in moto.

Si fermerà solo quando in Grecia, Spagna e Italia e Francia tornerà il lavoro produttivo.

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Il ticchettio del Fiscal Compaq

Abbastanza ridicoli i commenti dopo la vittoria di Hollande. La Francia è solo un’Italia con tre o quattro anni di politica socialista a debito di meno. E con un sistema bancario compromesso.

Ha ragione contabilmente la Merkel, il rigore non si tocca. La Francia è ormai troppo debole per metterlo in discussione. Ma il vero punto di questa tornata elettorale francese, anche se nessuno dei nostri soloni ce lo ha spiegato, è la semplice, ovvia questione del “muro cinese”. Il muro insanguinato dai suicidi di imprenditori italiani.

Perchè non riusciamo più a produrre una vite, una scarpa, un bicchiere. E ora nemmeno una macchina utensile?

Perchè Sarkozy ha puntato tutto su proposte (velleitarie)  di  protezionismo industriale? Perchè Hollande gli è andato dietro, ma con parole più fumose?

Il problema è che vi sono oggi in Europa solo due paesi fuori dal muro cinese. La Gran Bretagna con la sua industria finanziario-speculativa (che ci succhia il sangue) e la Germania con i suoi beni industriali di alta gamma. Gli altri sono condannati all’emarginazione, e a un destino greco.

Qui si gioca l’Europa, non su quella follia del Fiscal Compaq (60 punti di pil di riduzione del debito in Italia, ovvero il suicidio). Qui si decide tutto. Ritorniamo  a produrre. E come? Togliamo quote di mercato a tedeschi e cinesi sul mercato interno europeo?

L’alternativa è semplicemente a orologeria. E’ solo questione dei tempo perchè Spagna e Italia saltino. Hollande e Merkel sono avvertiti.

E Monti lo sa benissimo.

 

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