Eletto Epifani dall’85% del vertice Pd.

Non infierisco.

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OccupyPd, picchia duro!

Ma è possibile che questa casta vergognosa abbia il coraggio di proporre al Pd un altro “uomo di ieri” come Epifani? Un altro per trattare a fare giochi con le correnti con lobbies incorporate, con le coop rosse, con i cementificatori sostenibili, con i sindacati del pubblico impiego, con i finanzieri semi-falliti delle banche rosse, con il partito degli assessori, dei politici e dei funzionari a vita? Mai un partito socialdemocratico,  indipendente e al di sopra del sistema consociativo, dei cittadini?

Ma è possibile che non si capisca quale cloaca è oggi il Pd? E perchè non potrà che prendere in giro i suoi (e agli italiani)?

Possibile che non si capisca che oggi, e domani in questa assemblea Pd, deve essere nominato un uomo di rottura assoluta? Preferibilmente un giovane….

Epifani? Un altro suicidio?

Basta. Io non mi faccio più prendere in giro.

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Come hai ragione Boeri…

L’ex assessore Stefano Boeri, tra i presenti all’appuntamento, teorizza la necessità di rovesciare la piramide con un’opa degli elettori sul Pd: “Riportare in alto la base e gli iscritti e giù quel vertice che si è fatto beffa dell’intelligenza collettiva e della partecipazione”. A livello nazionale, spiega, è successo quello che è accaduto a Milano. “Usano le intelligenze che trovano per vincere le elezioni e poi le abbandonano a se stesse per fare quello che vogliono. Il partito dopo il voto ci ha mollato, i circoli non c’erano più, dei 170mila votanti di allora non è interessato più nulla”, dice l’assessore dimissionato da Pisapia perché disallineato. Ma più insopportabile e distruttivo ancora, a detta dell’archistar, è stato il maldestro tentativo di coprire tutto questo. “Bersani doveva dire chiaramente che abbiamo perso, sottoporre agli iscritti le scelte da compiere in una situazione di stallo e di difficoltà, se insistere coi Cinque Stelle, andare con Berlusconi o al voto. Il fatto di non aver ammesso la sconfitta con 3,5 milioni di voti persi per strada ha prodotto compromessi e risposte ancora peggiori che abbiamo tutti sotto gli occhi”.

(via il Fatto Quotidiano)

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Bersani non poteva dichiarare la sconfitta elettorale, dimettersi e aprire un dibattito nel Pd. Era infatti solo a metà dell’opera…..

La verità, grande come un grattacielo, andava dissimulata e taciuta. Nel più evidente atto di doppiezza politica della storia della sinistra italiana.

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La grande presa in giro firmata Bersani

Sono arrivato alla conclusione, concatenando semplici fatti, che Pierluigi Bersani ci abbia preso per i fondelli. A parole acerrimo oppositore di Berlusconi, nei fatti artefice, passo dopo passo, dell’attuale esito delle ” larghe intese”, alias esecutivo con l’integerrimo di Arcore.

Un esito deciso, fuori dalle sedi democratiche forse persino un anno fa.

Ma vediamo i fatti

Bersani, segretario del partito, è colui che indice le primarie Pd, nell’autunno scorso, e si oppone con ogni mezzo, incluse regole da Pcus (primarie chiuse), a un’autentica concorrenza con Matteo Renzi.

Renzi è infatti un politico giovane di primissimo piano (come Bersani non è) e pericolosamente alternativo a Berlusconi e soprattutto al vecchio apparato Pd (di cui Bersani fa storicamente parte, con colleghi stretti come Massimo D’alema a Filippo Penati e al blocco di potere interno delle Coop rosse…).

Bersani, anni fa, è il protagonista di accordi tra le Coop e la Compagnia delle Opere sulle infrastrutture pubbliche.

E tratta con Penati l’operazione Gavio per aggiungere un azionista alla scalata Bnl con Unipol, con quattrini sottratti, via acquisto dell’ autostrada Serravalle a prezzi gonfiati, alla Provincia di Milano.

Pochi mesi fa, poi,  Bersani dà il suo benestare per far passare in un decreto Monti eufemisticamente etichettato come “anticorruzione” un codicillo che abbrevia la prescrizione proprio per Penati , il boss del “sistema Sesto” e dell’operazione Serravalle e dei suoi compagni inquisiti delle Coop edilizie Rosse.

Come mai l’antiberlusconiano Bersani si spende per il maggiore polo di malaffare accertato esistente nell’universo Pd? Forse perchè ne ha fatto parte, e dirigente?

Bersani vince le primarie. Ha ora,  per le elezioni, dalla sua sondaggi strabilianti, ha l’Italia che gli offre il governo, delusa da Berlusconi.

Ma lui che fa? Una marcia trionfale alla Obama? No fa di tutto per perdere. Messaggi smozzicati, comparsate televisive ridicole. E soprattutto silenzio.

Il programma del Pd, alle elezioni, a leggerlo, ha un quarto delle idee e delle righe degli altri. Fa ridere tanto è generico e sciatto.

Fino agli ultimi giorni elettorali utili Bersani insiste nel suo eroico silenzio. Persino quando Berlusconi si prende il centro della scena con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa la sua replica è patetica.

Negli ultimi sette giorni al voto un milione di italiani, schifato, passa a votare per Grillo. Di fronte a questa mummia Pd.

Elezioni. E risultati. L’Italia unanime è stupita dal disastro ottenuto dal Pd. Persino Berlusconi e Grillo.

Bersani non fa un plissè. Forte di una maggioranza alla Camera ottenuta con il clamoroso 0,7% va dritto all’obbiettivo. Deve soddisfare il suo elettorato interno Pd, giustamente antiberlusconiano, e comincia il suo inconcludente balletto con il movimento 5 Stelle. Che non ne vuole sapere, a cominciare da Grillo e Casaleggio.

Propone, pro forma, il suo incarico a Napolitano che giustamente, in mancanza di numeri, glielo nega.

Elezioni presidenziali. Dopo un paio di giri a vuoto siamo al dunque. D’Alema gli chiede una votazione a scrutinio segreto, nel Pd, contro l’altro grande nome, Prodi.

Lui fa il colpo di mano improvviso, tenta l’acclamazione a Prodi e ovviamente i dalemiani gli si rivoltano contro in aula. Disastro.

Grillo gli offre, se vota Rodotà (un ex presidente Pds, si badi) un accordo di governo. Lui rifiuta, in totale controtendenza a poche settimane prima. Perchè? Boh.

Risultato: unica possibilità diviene il secondo mandato a Napolitano e, come già deciso, il governo di larghe intese (alias inciucio).

Il governo che consente di non alterare i rapporti di potere (per esempio gli affari tra Comunione e Liberazione e Cooperative) e di condividere il peso di politiche difficili anti crisi.

Il Pd di Bersani abdica, in sostanza, a guidare il Paese. E lo fa dopo un balletto, finemente mascherato, e durato sei mesi. Passando per una sconfitta elettorale voluta.

Chi va al governo?

Guarda caso Enrico Letta, il  vice di Bersani nel Pd. Che pubblicamente lo ringrazia nel suo discorso di insediamento.

E Bersani si commuove, dopo tutto il lavoraccio fatto.

Grazie Pierluigi, a non più rivederci.

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Cercasi leader

Provate a disegnare uno scenario probabile.  Questo governo (una sorta di Monti bis senza Monti) durerà il tempo necessario all’uscita dall’emergenza.  Poi, mettiamo tra due anni, a fase acuta della crisi superata, Napolitano (il vero deus ex machina) scioglierà le camere e annuncerà le sue dimissioni. A quel punto il Pd punterà su Renzi, l’unco cavallo di razza disponibile (in mancanza di uno pari della sinistra Pd) e Berlusconi punterà al ruolo di senatore a vita (previo Presidente amico), come suo definitivo salvacondotto.
Ciò a cui assistiamo oggi è solo l’onda lunga del fallimento di Bersani, uomo senza leadership (interna e esterna al Pd) e senza offerta politica convincente per gli italiani. Uomo che ha perso le elezioni platealmente.
E’ quindi essenziale ricostruire questa offerta, se si vuole il cambiamento,  in una sinistra inquinata da D’Alema, e costruire un nuovo leader. Vendola non può esserlo, anche se credo abbia perfettamente capito questa crisi.
Non c’è un Renzi  a sinistra. Il punto è questo.
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Grazie Lega

Per aver bloccato l’ennesima ascesa di Giuliano Amato.

(colui che con Bettino, Andreotti e Forlani, creò l’Italia indebitata e fallita).

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Chi ha vinto e chi governerà

Le due massonerie italiane ora alleate. Punto.

Ps. Con buona pace, ancora una volta, del popolo (supposto) sovrano..

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Blog momentaneamente occupato (alias era ora)

#occupypd

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E-democracy d’emergenza

“Un referendum online fra gli iscritti boccia un’intesa per Palazzo Chigi. Il segretario provinciale Cornelli: “Non ne possiamo più di assistere a giravolte di 180 gradi senza che nel partito ci sia alcun tipo di confronto”

Domenica scorso ho sentito un autorevole esponente dell’amministrazione Pisapia, un signore che si dice anche di sinistra, proclamare che per lui “la partecipazione è solo faccia a faccia, e non schiacciare un tasto dietro a un monitor”. Mi domando se questo signore oggi la pensi ancora allo stesso modo, dopo i referendum volanti online , di queste ore, dentro il corpo martoriato del Pd. Negare la partecipazione in rete infatti significa privarci di un’arma fondamentale per far sopravvivere un po’ di democrazia in questo disgraziato paese.

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Il partito con i vermi dentro

Qualcuno ricorda quello strano attentato dell 2005, quando fu manomesso il circuito dei freni dell’auto della Forleo e moririno i suoi genitori? Bè in quei giorni la Forleo gestiva l’indagine Antonveneta, ovvero la scalata truffaldina da parte di Unipol (leggi Ds) alla banca, che poi trascinerà a fondo il Monte dei Paschi (altra banca diessina).

“davvero, abbiamo un banca?” esclamò al telefono il segretario Pd Fassino parlando con Gianni Consorte, regista dell’operazione. E Massimo d’Alema: “facci sognare!”. Fin qui arrivarono le intercettazioni. Ma probabilmente c’era molto di più, nel verminaio che si nasconde nel Pd (ma che ieri abbiamo visto all’opera).

Infatti:

A rendere ancora più infuocata la corsa al Quirinale mancava solo lei: Clementina Forleo. La gip del caso Unipol-Antonveneta, che all’epoca vide coinvolti anche i vertici del Pd, seppur senza conseguenze penali. Un’acerrima nemica dei Ds dunque, ma soprattutto di uno dei suoi dirigenti più rappresentativi: Massimo D’Alema, che è tutt’altro che fuori dalla partita per il Colle.

La vendetta della Forleo – E’ così profondo l’astio che la Forleo nutre nei confronti del Lider Maximo, che l’ha attaccato sul proprio profilo facebook, annunciando di pubblicare tutte le telefonate di quell’indagine che lo riguardano. Scrive la Forleo: “Promessa del tardo pomeriggio: se eleggono D’Alema a Capo dello Stato, ogni sera su questa bacheca una puntata delle sue conversazioni intercettate e un solenne grazie alla Procura di Milano”. Parole di fuoco, per una vendetta che la Forleo attendeva da chissà da quando. Considerando il ‘tono’ del post, le telefonate devono essere di quelle che scottano. D’Alema, e i 34 che l’hanno votato alla terza votazione di oggi, sono avvisati.

(via www.liberoquotidiano.it)

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