Provate a disegnare uno scenario probabile. Questo governo (una sorta di Monti bis senza Monti) durerà il tempo necessario all’uscita dall’emergenza. Poi, mettiamo tra due anni, a fase acuta della crisi superata, Napolitano (il vero deus ex machina) scioglierà le camere e annuncerà le sue dimissioni. A quel punto il Pd punterà su Renzi, l’unco cavallo di razza disponibile (in mancanza di uno pari della sinistra Pd) e Berlusconi punterà al ruolo di senatore a vita (previo Presidente amico), come suo definitivo salvacondotto.
Ciò a cui assistiamo oggi è solo l’onda lunga del fallimento di Bersani, uomo senza leadership (interna e esterna al Pd) e senza offerta politica convincente per gli italiani. Uomo che ha perso le elezioni platealmente.
E’ quindi essenziale ricostruire questa offerta, se si vuole il cambiamento, in una sinistra inquinata da D’Alema, e costruire un nuovo leader. Vendola non può esserlo, anche se credo abbia perfettamente capito questa crisi.
Non c’è un Renzi a sinistra. Il punto è questo.
Stefano Rodotà mostra una grande capacità di espressione, una serietà e una chiarezza inedita per un uomo di sinistra, dissociandosi completamente dalla “marcia su Roma” convocata da Grillo dopo la rielezione di Napolitano, durante un suo intervento a una manifestazione “La repubblica delle idee” a Bari. Già questa mattina aveva rilasciato delle dichiarazioni forti in cui criticava il PD per averlo attaccato.
Tale posizione è detta di coppia chiusa. Ma in genere viene abbandonata quasi subito, durante la danza, per lasciare spazio alla posizione di coppia aperta, che è il vero punto di partenza per le varie figure: uomo e donna si tengono uno davanti all’altra mano destra con mano destra e sinistra su sinistra, non abbracciati, in genere l’uomo mette le mani sotto quelle della donna.
C’è un Renzi di sinistra. Si chiama Matteo Renzi.