Primarie a legalità limitata

Se posso non scelgo a caso. Cerco di fare dei confronti. Specie se è in ballo chi dovrà governare l’Italia nei prossimi 5 anni difficili e cruciali. Si deciderà intorno al 2015-2017 se il mio Paese sarà definitivamente in default o avrà cominciato a invertire un lungo processo di avvitamento, a mio avviso iniziato nel 1962. Con l’inizio della lunga era dell’irresponsabilità politica.

Le elezioni del 2013 saranno quindi un cosa piuttosto seria. Almeno spero.

Mi sono fatto alcune convinzioni elementari al riguardo. In sintesi: la destra italiana, dopo il disastro Berlusconi, è oggi di fatto fuori gioco, frantumata nella sfiducia collettiva e priva di idee credibili.

Grillo&Casaleggio al massimo prenderanno un 20%. E al momento non danno mostra di idee o programmi politici reali, salvo qualche balla emotiva sull’uscita dall’euro e altre amenità. Casaleggio costruirà a tavolino un suo programma (invece di farlo sviluppare alla rete dei 5 stelle, come hanno fatto i pirati tedeschi) e forse imporrà i suoi candidati. Alla fine emergerà chiaro il carattere manipolatorio di questo leader occulto. E tanti giovani in buona fede si regoleranno di conseguenza.

Dove è la vera scelta politica di governo? Di fatto, dentro il Pd. Dove si combattono due proposte: Renzi contro Bersani.

Il primo ha già ottenuto un risultato quasi storico. Grazie all’autorinuncia di Veltroni a candidarsi al Parlamento ha di fatto costretto il pilastro della conservazione Pd, Massimo D’Alema, ha annunciare un passo indietro di qualche sorta.

Se così sarà l’Italia gliene sarà grata (nutro ancora molti dubbi che D’Alema, e soprattutto il suo sistema di potere dentro e fuori il Pd, possano davvero accettare un passo indietro). Ma tant’è. Il lider Maximo è stato messo per una volta alle corde. E la sua capacità di incidere su Bersani e il Pd si è ridotta.

Ora però l’attenzione passa, dalla rottamazione, alle idee. E qui mi sono andato a leggere le 12 schede che Renzi ha messo sul suo sito, confrontandole con le 10 proposizioni di Bersani.

Devo dire che Bersani è più efficace. Le sue 10 idee sono di sinistra, ragionevoli, e ragionevolmente vaghe. Si percepisce anche il sottofondo vero. Noi andremo al governo e…..ci terremo Monti (spingendolo però a non rompere i nostri paletti fondamentali). Di fatto questo è il messaggio (non potrebbe essere ovviamente esplicito,  data la natura della competizione a premier delle primarie stesse. E data anche l’alleanza con Vendola, dove Sel vede come fumo negli occhi la riproposizione del premier attuale).

E’ una strategia chiara, comprensibile, istintivamente condivisa dal 50% degli italiani. Niente voli pindarici, si farà quello che si potrà, si cercherà di fare di Monti una sorta di nuovo Ciampi (il precedente curatore fallimentare della Repubblica nel 1992).

Scusate se liquido Bersani così, ma cerco di andare all’essenziale. E dal punto di vista di una strategia credibile per i critici prossimi 5 anni.

Renzi invece è una storia diversa. Lui descrive nelle sue 12 schede un vero e proprio programma politico, anche piuttosto dettagliato. Il concetto di fondo è: se vinco governo io, mica Monti.

Come? Beh, l’asse portante del progetto di Renzi (almeno nelle parole scritte sul web) mi pare centrato su un grande trasferimento. Dalla spesa pubblica e dall’evasione fiscale verso il welfare (sostegno alle famiglie povere, asili, studenti….). Una redistribuzione di risorse abbastanza importante. Ce va dall’alienazione del patrimonio immobiliare pubblico per ridurre il debito (previsto anche da Monti), al taglio sulle spese pubbliche di beni e servizi e a quelle “intermediate” (alle imprese).

Discutibile, e molto, l’idea di aggregare Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e giustizia fiscale nel pieno di uno sforzo senza precedenti contro l’evasione. Forse Renzi non sa che è meglio fare queste riforme, pur validissime, al momento opportuno. Per non trovarsi con una macchina fiscale paralizzata proprio quando serve.

Ok. Queste risorse, che Renzi sostiene realisticamente mobilitabili, dovranno andare in riforme di modernizzazione in molti settori. Potenziamento della scuola pubblica, riscrizione all’inglese delle regole universitarie, investimenti nel turismo e nelle opere pubbliche effettivamente necessarie, e-government fiscale a livello europeo….

Insieme a una forte spinta sulle liberalizzazioni, dalle banche alle assicurazioni fino alle utilities.

Ho riassunto male le 12 schede perchè dentro c’è molto di più. Alcune sembrano scritte da giovani scienziati politici e economisti con una evidente esperienza europea. In queste migliori pratiche europee da portare in Italia sta  forse il meglio del progettto.

Il programma di Renzi non è quindi dannoso nè sbagliato. Per quello che scrive è positivamente bello. Però è parziale.

Mi spiego. Le politiche di Monti hanno a già mostrato il loro limite nell’impulso alla crescita. E temo che per Renzi sarà la stessa cosa.

Renzi descrive un buon adeguamento agli standard europei in molti settori (fisco, università, welfare, tribunali, mercato del lavoro….) ma non ci sono idee-forza.

Qualsiasi euro pubblico si metta in un progetto viene taglieggiato dai network corrotti imperanti. Risultato: vendiamo patrimonio pubblico, tassiamo (o non de-tassiamo), contrastiamo l’evasione e poi……il solito assalto alla diligenza?

E’ molto sfocato infatti (e vale anche per Bersani) il tema della legalità. Certo, sia Bersani che Renzi includono un intervento sul conflitto  di interessi e sul falso in bilancio. Renzi accenna a tempi di processo più brevi, ridisegno di alcuni reati e pene, tribunali più efficienti. Ma il grande tema della legalità, al centro della storia d’Italia dai tempi di  Craxi e Andreotti, poi del primo default ddel 1992 e di Mani Pulite non compare, se non indirettamente su alcuni punti. E altrettanto vale per la lotta alla corruzione. Eppure il macigno del debito pubblico italiano nasce in gran parte da lì. E il vero cambiamento storico è lì. In regole effettivamente rispettare da tutti.

Come mai questo “downgrading” della legalità in ambedue i programmi di origine Pd?

Già, Bersani ha i suoi Penati con cui fare i conti. E Renzi alcuni  piccoli problemi passati alla Provincia e ora al Comune di  Firenze. Ambedue non sono dei novellini, ambedue fanno parte di un partito che ha la sua bella zavorra, da Tarantini al sistema Sesto.

Ma anche: ambedue (soprattutto Renzi) puntano all’elettorato Pdl in libera uscita. Che non gradisce molto il tema “giustizialista”, come è noto (e come è esperienza del degrado degli ultimi vent’anni berlusconiani).

Risultato: due progetti politici monchi, deludenti, e proprio sulla parte “difficile” che invece richiederebbe leader realmente al di sopra delle parti.

In sintesi. Il sogno che Renzi realmente ci propone è solo la sua età (percepita). E l’esclusione dal potere di alcuni personaggi decotti. E Giorgio Gori, il cervello di Mediaset e coordinatore della sua campagna elettorale, lo ha capito e ci sta vendendo  questo. Il che non sarebbe nemmeno poco, data l’esclusione delle fasce  più giovani dalla classe dirigente.

Infine: Quale certezza abbiamo che questi “pezzi di carta” non restino tali? Implicitamente il programma di Bersani è “garantito” da Monti. Chi ci garantisce che Renzi, una volta scritte (o fatte scrivere) le sue 12 schede, le metta davvero in atto? Chi garantisce Renzi? Il partito Pd e le sue tremila cordate interne? Gori?

Quale accredito avrebbe Renzi, con questo programma bellino ma astutamente monco, presso l’Europa e i mercati internazionali?

Tutto sommato, ma solo se letto tra le righe, il progetto politico implicito di Bersani sembra quindi più credibile. Propone la continuità con il presente governo. E Monti non ha bisogno di nessun Gori o Casaleggio. Il suo programma è il 120% quello di Renzi. Con qualche parte mancante (e decisiva) in più.

 

 

This entry was posted in home. Bookmark the permalink.

Comments are closed.