Il nuovo Iri

Il lungo servizio di Report sulla Cassa Depositi e Prestiti mi  è parso abbastanza illuminante. Il sistema italiano, architetto Giulio Tremonti, ha re-sviluppato, silenziosamente, una sua architettura di partecipazioni statali, anche per il dopo crisi.

Un classico, si direbbe.

Il pilastro è la Cdp, interconnessa al sistema bancario, con un ruolo (ovviamente un po’ modernizzato) di nuovo Iri, l’istituto per la ricostruzione industriale di antica memoria, protagonista dell’industria di Stato italiana, dalla depressione degli anni 30 a pochi decenni fa.

La Cassa ne sembra, sempre più, investimento dopo investimento in aziende ex pubbliche, infrastrutturali e non, una replica. Di fatto una banca-holding per sostenere grandi aziende in crisi (Fincantieri…), gestire il sistema elettrico e tra poco anche quello delle telecomunicazioni.

Un nuovo Iri potrebbe anche aver senso, per ricostruire l’Italia, ne deduco. A patto però che tutto avvenga nella massima trasparenza, controllabilità, rispetto per i clienti del bancoposta, mercato. E nella massima autonomia dalle lobbies, politiche e bancarie.

Report ha mostrato con evidenza questo processo strutturale in corso. Con non poche ombre. Ha rotto un velo per molti (e anche per me). Spero si continui. Gli anni terminali bui dell’Iri (uno dei protagonisti del nostro debito pubblico) non debbono tornare.

 

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