Aspettando Godot

Caveranno un ragno da un buco per l’Italia giovedì al vertice europeo?

Credo proprio di no. Nonostante la buona volontà di Monti. Magari annunceranno qualche palliativo alla depressione, qualche fondo europeo o della Bei in più, qualche project bond per nuove infrastrutture. E una rete di salvataggio contro il panico bancario. E tante parole vaghe su una futura, molto futura, unione economia e politica. Quando forse si sarà trovata la formula per l’eutanasia dei gloriosi fantasmi di De Gaulle e Bismarck.

Ma i nostri, al ventiquattresimo tempo supplementare, non attaccheranno in nessun modo il problema del debito pubblico. Nè nostro nè di altri. Il debito è la vera radice nazionale in Europa, sopravvissuta ingrandendosi su tutte le altre. Il debito è la madre della disciplina ma anche del rancore. Potrebbero uscirne i vecchi cari demoni, che hanno reso l’Europa una macelleria per tanti secoli.

Abbiamo già capito che gli eurobond sono una chimera (la Merkel è stata chiara). Non ci sarà controllo degli Spread da parte della Bce. Nessuna rete di sicurezza. Forse una piccola pezza, di acquisti temporaneamente limitati, che non risolverà niente.

Spero proprio di sbagliarmi. Spero che un reale firewall contro questi spread insensati verrà istituito. Se non altro perchè altrimenti la Spagna rischia di avvitarsi ancor peggio di noi.

Ma anche se fosse messo in piedi un firewall sui titoli del debito pubblico il problema resta. Prendere un robusto calmante non significa eliminare la malattia mentale. Specie se cronica.

E la si cura, progressivamente, solo cambiando la mente. Il primo passo è assumersi una completa responsabilità del disordine che si è creato. E poi, pezzo per pezzo, ridurlo e assorbirlo. Cambiando con un processo visibile, ma anche con margini per poterlo sostenere.

L’Italia di Padoa Schioppa cercava di tornare a essere sostenibile. Quella di Berlusconi è tornata nella malattia. Quella di Monti per ora è solo emergenza.

Non c’è una vera assunzione di responsabilità. Non c’è ancora un percorso sostenibile. Ci sono solo tasse di emergenza e riforme da libro di testo. Non c’è politica del reinventing government,  industriale, energetica, della partecipazione attiva, sociale, inclusiva. Non c’è visione.

Questo dovremo chiedere l’anno prossimo alle elezioni. Ma intanto cominciare la grande virata sul debito.

Quindi dobbiamo provvedere da noi. Prima che ci svenino. Dando l’esempio anche alla Spagna.

Perchè questo problema del debito pubblico craxian-berlusconiano, da oltre vent’anni è degli italiani. Solo ed esclusivamente degli italiani. Ed era così fino a quando, intorno all’anno 2002-4, qualche genio liberista non decise di mettere sul mercato internazionale un debito pubblico che prima era quasi completamente domestico.

E poi altri due geni di razza, e non solo Draghi, ovvero tremonti e berlusconi riportarono il debito dal 100% al 120% del pil sfruttando i bassi tassi di interesse dell’Euro. Quando l’Euro era simile al marco tedesco.

Risultato: ora abbiamo circa mille miliardi di euro di debito in mani estere. Di Hedge fund e quant’altro. E siamo strutturalmente destabilizzati.

Ebbene, prendiamo alla lettera quest’ultima frase. E facciamo come il Giappone. Riportiamo  il debito pubblico in Italia, in mani italiane, il più possibile. Grazie alla superiore capienza patrimoniale e di risparmi delle famiglie italiane.

Loro ci stanno succhiando il sangue? E noi togliamoglielo dalla loro portata.

Ma senza fare furbizie o berlusconate. Manteniamo gli impegni europei presi e da prendere. Facciamo capire, anche ai tedeschi, che questo è il solo modo possibile per noi per ridurre il debito controllandone i costi. E generare la ripresa. Altrimenti sarà solo una lunga, interminabile, agonia.

Riportiamo il debito in patria a condizioni serie e vantaggiose per i contribuenti (e soprattutto non) italiani. Ma in modalità obbligata, al posto di una distruttiva patrimoniale (che, di fatto, abbiamo già avuto in forma di Imu).

Riportiamo a casa il  più possibile del debito, sottraiamolo alla speculazione, evitiamo aste di titoli pubblici a bagno di sangue  e riduciamo le tasse, troppe. E tagliamo la spesa pubblica.

Raggiungiamo l’autogoverno dei tassi e del costo del debito pubblico, senza venir meno agli obblighi europei.

Dopo giovedì ci sarà un’estate in cui si capirà definitivamente che siamo in guerra. E le guerre si affrontano e si vincono anche con i prestiti straordinari.

Nota: a chi affidereste un’operazione politica tanto seria e difficile? A Beppe Grillo? A Berlusconi?….

 

 

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2 Responses to Aspettando Godot

  1. Dr.Tenebre says:

    ma in concreto, come si fa a “sottrarre” il debito a chi ce l’ha in mano? e come si fa a costringere gli italiani a comprarlo?

    Se non si svaluta l’euro una buona volta, non ne usciremo.

    e la ripresa in Europa non ci sarà mai, è meglio che ci abituiamo all’idea. Un’Europa divisa e intra-rancorosa che si fa solo del male non può vincere sulle potenze emergenti che stanno prendendo il controllo delle [poche] risorse rimaste.

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