Il problema europeo non sono i suoi popoli

Il voto greco pare uno di quegli eventi politici fondamentali. Il singolo popolo europeo sottoposto al più violento e rapido stress dalla seconda guerra mondiale ha deciso, anche se a denti stretti e di misura, di restare in Europa. Sopportando il peso di un programma di risanamento (e di impoverimento)  senza precedenti.

Ora questo popolo merita un aiuto. Per sostenere condizioni di vita divenute impossibili per tanti di loro. E non certo per restaurare un regime di corruzione e clientelismo che, non solo in Grecisa,  fa tanti danni nell’area mediterranea.

Ora l’Europa dei perfetti, delle grandi banche tedesche che prima giocarono con i subprime (e il eficit e il debito greco) e poi oggi danno lezioni di rigore, non ha più alibi. Devono cominciare a dare risposte, fin dal G20 di domani e poi il 27 al decisivo Consiglio della Ue.

Devono ripensare la cura da cavallo che sta uccidendo la Grecia, decidere sul debito comune e sulla banca centrale dell’Euro. E fornire segnali certi.

Altrimenti l’implosione continuerà.

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