Romano di Lombardia

I fatti di Romano di Lombardia, che si spera (si spera) restino simbolici, cominciano a chiudere il lungo ciclo storico italiano, a segnarlo. Nella disperazione di tanti cittadini e produttori. E così la manifestazione delle vedove dei suicidi oggi a Bologna.

Ogni ciclo storico italiano (Risorgimento, 1918, Resistenza, solo per citare gli ultimi) ha visto la sua svolta bagnata da sangue, prevalentemente innocente.

L’apparato statale italiano, nato dalla fusione di tre autoritarismi (piemontese, pontificio, borbonico) conserva nelle sue leggi fiscali il suo vero Dna, che è poi quello di una massoneria furba e finta.

Il cittadino è sullo stesso piano dello Stato? No. Dal 1860 no, persino i residui della Serenissima, dei Medici e altre guarentigie locali furono abolite. La Costituzione del 1945 ha mascherato l’impianto precedente, rafforzato dal fascismo, costruendovi attorno il sistema partitico, e nessuna sanzione dello Stato, nessun reale meccanismo di controllo della spesa (salvo la vociferante Corte dei Conti). L’unico passo avanti è stata una magistratura indipendente (e di ultima istanza).

Padri costiuenti? Bravissimi nell’architettura politica alta, nelle regole parlamentari e giudiziarie. Ma pessimi e ignoranti in tema di regole fiscali, di controllo degli apparati (e dei partiti stessi).

La Lega, ingenuamente, ha tentato di porre questo controllo, e autocontrollo fiscale, a livello locale. Fallimento storico.

Ora, in nome di chi si suicida, è venuto il momento di uno Stato equilibrato e sotto il controllo dei cittadini sovrani. E’ l’anima della rivoluzione.

Un nuovo ciclo, migliore: uno Stato leggero, funzionale, controllabile sia dalla rete organizzata che a livello locale. E partiti autofinanziati. Con risorse pubbliche solo per garantire spazi di comunicazione a tutti (proposta di Rifondazione).

Uno Stato leggero e meno costoso, semplicemente perchè nel mondo di oggi il leviatano (partitico) del 1945, la macchina da 50% del Pil, non possiamo più permettercela. Dovremo girare in piccole auto elettriche, non in pesanti milleotto Fiat. La carrozza va smantellata. Punto.

Lo Stato che i padri costituenti ereditarono, con quattro polizie, prefetti, provincie e grandi ministeri, era un mostro a tre teste industrialista e militarista. Poi furono aggiunte anche le Regioni. Oggi un ridisegno radicale segnerà il nuovo ciclo.

Il resto non serve. E alla lunga uccide.

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Se questo è il punto, inutile aspettarsi questo cambiamento dagli attuali partiti, siano essi Pdl o Pd o Udc. Sono parte organica, e da decenni, del leviatano. E la Lega è ormai il ricordo di se stessa, un urlante finito cadavere politico. Grillo non è un cadavere, ma non ha la minima idea di cosa sia uno stato moderno. E il governo dei tecnici, espressione dei partiti e della massoneria, ha un saldo impianto centralista (comune peraltro a quasi tutti gli accademici economisti).

Qui proprio è necessario un soggetto politico nuovo, ma proprio nuovo. E l’unico punto di generazione sono le città e i Comuni.

Uno Stato che faccia meglio, e per noi. E ci costi la metà.

 

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