Hic Rodhus, hic salta

Bene, siamo al dunque. Dopo la fine della megalegislatura Craxi-Andreotti (e ultimo epigono tal duo Berlusconi-D’Alema). Dopo 32 anni di debito e assalto alla diligenza. Si taglia l’escrescenza.

32 anni in cui si è comprato facilmente consenso, si è facilmente chiuso un occhio o due o tre, si è marciti nel lasciamo perdere,  si sono fatti accordi sottobanco, si è intascato, si è truffato, ingannato, dimenticato.

Ora l’Italia dissestata, senza più scorciatoie, nel mirino della quotidiana speculazione da 700 trilioni di dollari in derivati (potenza di fuoco pari a 10 volte il pil mondiale) deve agire.

Alternativa? L’Argentina. E peggio, il detonatore dell’esplosione economica prima europea e poi mondiale. Di un sistema globale fragile, più fragile del previsto.

La prima botta di Monti è stata a senso unico. Ma non è oltre possibile andare avanti comprimendo vite e imponendo tasse. Ma riducendo almeno del 20%  la montagna di 800 miliardi annui spesi in spesa pubblica, nell’amministrazione più elefantiaca e a strati sovrapposti d’Europa.

Corruzione, evasione, lavoro nero, capitali sporchi in Svizzera, livelli amministrativi inutili, prebende e agevolazioni a imprese (in particolare pubbliche). Oltre il 25% del Pil. Quello che servirebbe per investire e riprendersi.

Aboliamo e accorpiamo Provincie e Regioni. Rinunciamo a spese militari inutili. Una sola polizia, come negli altri paesi d’Europa. Drastico sfrondamento delle sedi universitarie. Enti inutili. Consulenze. Dirigenti superpagati, patrimonio immobiliare statale…. e così via.

Nessuno ci farà credito per avere quei 16 miliardi (altro che i 4 previsti da Monti) necessari alla vera manovra di ripresa. Tutti lo sanno. Ed è questo il banco di prova in cui si deciderà se la megalegislatura di cui sopra finirà positivamente. O con un esito traumatico, come tante volte è successo nella ciclica storia italiana.

E’ davvvero ridicolo che gli altolocati commentatori italiani (nemmeno il guitto Beppe Grillo)  non riescano a cogliere lo spessore storico di questo passaggio italiano. Così non spiegano, per esempio alle giovani generazioni, questa continuità di malaffare e corruzione che risale persino al 1962, quando i socialisti fecero ingresso nella compagine di governo, sinergizzando i peggio democristiani (fanfaniani e poi dorotei). Così non ci raccontano il valore del presente.

Così appiattiscono questo momento storico al solo e solito avvicendarsi di politiche e governanti da giornale. Alle solite urla. Ne svalutano il significato profondo, potente, e pertanto mettono a rischio il suo esito.

E invece è come se solo io, blogger, celebrassi i veri 150 anni dell’unità d’Italia. Non Napolitano, nessuno sulla realtà profonda in atto, tutti a guardare altrove (sapendolo benissimo). Oggi, ora si compie un lungo ciclo. Oggi, ora una generazione è chiamata a capire la nostra e loro vicenda e agire nella svolta. Separando il buono dal cattivo e dal pessimo. Tenendoci il paese strutturato, la nostra cultura e vitalità, la nostra industria industriosa, i nostri ricordi e sapori, le nostre migliori relazioni. Ma insieme eliminando senza pietà le scorciatoie, i truffatori (compreso Grillo) , i ladri, i criminali, le escrescenze.

Abbiamo bisogno di nuovi Padoa Schioppa, e non di altri Prodi o Monti, deboli con i forti e forti con i deboli. Abbiamo bisogno di gente che tiri fuori dai caveau svizzeri almeno 50 miliardi di risorse vitali rubate a noi tutti. Abbiamo  bisogno di De Gasperi e non di altri D’Alema. Di ricostruzione, di funzionari pubblici giovani e preparati e non delle cariatidi mafiose tipo Finmeccanica di oggi.

Si chiude l’Italia dei clown, al governo per 32 anni.

Da allora un ciclo si sta compiendo. Mai come ora l’Italia, l’Italia furba e comoda (un tempo la cocca della Cia anticomunista), è stata tanto incastrata. Mai come ora il vincolo estero è stringente, e sta generando un vincolo interno, di disperazione, altrettanto crescente.

Ora è il momento di chiudere il ciclo, ma senza distruggere l’Italia. Anzi cambiando radicalmente paradigma.

Meno escrescenze statali, ma più Stato reale  che ci tolga criminalità, evasione, corruzione e nero. Fino a recuperare il  dovuto 25% del Pil, con amministratori coraggiosamente, rivoluzionariamente sensati. E  quindi programmi di detassazione, di investimento e produzione reali, non finti.

Questo 25% nero, moltiplicato per 32 anni, fa esattamente il deibito pubblico che ci schiaccia.

Non è difficile, si tratta solo di chiudere un ciclo con una rivoluzione. Di governo.

P.s.Non scegliete quindi le truffe di marketing (Grillo e Casaleggio) . Votate per governanti nuovi, credibilmente, completamente e lucidamente nuovi.

 

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