“Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza”.
Papa Francesco all’assemblea generale dell’Onu ieri. La frase è riferita ai Paesi poveri, certamente. Ma potrebbe perfettamente attagliarsi a paesi non poveri, come Grecia e Italia, gravati da debiti-pubblici macigno. E nel caso nostro fin dal 1981, su un debito sempre oltre il 100% del Pil che abbiamo ripagato in termini di interessi alla finanza italiana e internazionale e ai più ricchi, oltre l’intero ammontare. Non sarebbe ora di studiare una forma di giubileo internazionale, una drastica riduzione dei debiti pubblici, magari per sostenere un grande programma di investimenti sulla sostenibilità della civiltà umana?
Già il 16 settembre, pochi giorni prima, di fronte ai ministri dell’ambiente europei. Francesco si è espresso sulla prossima Conferenza Onu di Parigi sul clima. Obama, sul tema, è in movimento, la Cina anche (ha appena annunciato un suo sistema di cap and trade delle emissioni) e le industrie più inquinanti (come l’auto) anche. Tutti eventi che paiono convergere: questa volta l’appuntamento non deve fallire. Sul piatto c’è di più del solo cambiamento climatico a lungo termine. C’è un modello di civiltà in grado di fermare la terza guerra mondiale dovuta agli squilibrii, alle cecità, alle disuguaglianze.
Il pontefice ha richiamato l’enciclica ‘Laudato si’ pubblicata in estate, dove parlava di ‘debito ecologico’ in relazione “a squilibri commerciali” con ricadute ambientali e “all’uso sproporzionato delle risorse naturali” da parte di alcuni Paesi.
“Dobbiamo onorare questo debito”, ha ammonito Francesco, “limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, apportando risorse ai Paesi più bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile, adottando sistemi di gestione adeguata delle foreste, del trasporto, dei rifiuti, affrontando seriamente il grave problema dello spreco del cibo, favorendo un modello circolare dell’economia, incoraggiando nuovi atteggiamenti e stili di vita”.
E’ tempo di sbarazzarsi del passato e aprire una fase nuova.
E’ tempo di capire e attuare quel “rimetti a noi i nostri debiti così come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.