Ieri 12mila persone, in massima parte immigrati siriani, sono entrati in Germania dalla stazione di Monaco di Baviera. Un evento mai visto per la sua dimensione. E va dato merito alla Merkel di questa svolta di apertura, in un’Europa in cui i segnali politici vanno spesso in repellente direzione opposta.
Migliaia e migliaia di famiglie siriane stanno puntando sulla Germania. Molte di ceto medio, terrorizzate dall’Isis e da una guerra senza fine. Molte composte di laureati e tecnici, adatti all’industria tedesca e europea.
Non fa una grinza l’argomento aperturista, e “lavorista” della Merkel. Ma è sicura che il suo paese sarà capace di generare nuovo lavoro sufficiente a reggere questa massiccia immigrazione? In un’Europa che continua a strisciare nella recessione (eloquenti le valutazioni pessimistiche della stessa Bce, esposte giovedì scorso da Mario Draghi).
Come si può reggere questa fase straordinaria nella storia d’Europa senza una politica di rilancio finalmente all’altezza dei tempi?
Il Qe (quantitative easing) della Bce sta rivelandosi chiaramente insufficiente. E’ quindi necessaria un’azione straordinaria sul lato dei bilanci pubblici, degli investimenti, del consolidamento continentale del debito.