L’Europa a tempo

Si può argomentare pro o contro Tsipras. Pro o contro la Merkel e il suo duro Shauble. Pro o contro i vertici delle istituzioni di Bruxelles.

Ma, soprattutto, ciò che mi hanno trasmesso gli annunci di lunedì mattina, è un senso di profonda perdita di speranza. Dal 2009, da sei anni filati, stiamo attraversando una recessione-depressione non creata da noi, in cui noi abbiamo dovuto pagare i danni creati da un sistema finanziario impazzito, e questi danni li abbiamo pagati nonostante macigni di debito pubblico creati per l’occasione o in precedenza da caste di politici.

Con il durissimo accordo sulla Grecia si chiude di colpo un doppio possibile spiraglio, anche per noi (e per tutte le economie indebitate d’Europa). Non si crea un precedente per mettere mano insieme a questi enormi moloch, che mangiano le nostre risorse, le nostre tasse, il nostro futuro. E si configura un’Europa del dominio dei più forti (Germania e paesi connessi) sui più deboli, e non un Europa cooperativa, anche di una Unione di bilancio dura e impegnativa (come è quella proposta in passato dalla Merkel) ma almeno capace di portare a una politica fiscale concordata. Quindi snche a una condivisione su un debito federale.

Si  resta in una triste Europa dei singoli circoli virtuosi e viziosi. Virtuosi per la Germania che potrà continuare a crescere e esportare, con un debito pubblico sempre meno caro. E quindi con peso politico crescente.  Viziosi per Italia, Spagna e Francia che dovranno tirarsi dietro il proprio debito e , per compensarlo, generare i relativi avanzi primari a colpi di tasse e ammazza crescita. Indebolite, avranno sempre meno voce in capitolo in Europa (vedi la figura marginale di Renzi ai vertici).

Questa crescente divaricazione avrà profonde conseguenze.

Questa compresenza di circoli virtuosi e viziosi porterà, prima o poi, all’esplosione politica dell’edificio europeo. E le forze politiche cosiddette populiste (in crescita) ci sono, ben visibili. Per cui consiglio caldamente alla signora Merkel, e al vertice di Bruxelles, di rifletterci.

Non possono servirci solo questa gelida mazzata rigorista. Devono anche mettere sul tavolo un progetto. Non so quale, quando e come.  Ma hanno la risponsabilità di farlo.

La dura gabbia calata sulla Grecia non è quindi per nulla l’ultimo atto della vicenda.

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