La voglia di uscirne

Il messaggio che viene dagli esiti di queste europee mi pare chiaro: quasi metà degli italiani votanti ha espresso una marcata, marcatissima, voglia di uscirne.

Fuori dalle panzane, dalla negatività fine a se stessa, dalle prospettive traumatiche, dalla palude furbo-mafiosa, dalle truffe.

Questa voglia diffusa si è incanalata nel Pd di Renzi, in modo clamoroso.  Su due direttrici. Con la fine di Forza Italia, e di una campagna elettorale di Grillo-Casaleggio tutta sbagliata, il primo esito è stato l’affidamento al Pd di un mandato per governare, cambiare lo stato di cose e risollevare il paese, un mandato di medio periodo.

Se invece delle europee fossero state le politiche, è quasi banale dirlo, questa al 40% sarebbe un’investitura di legislatura.

Ma c’è anche un asse europeo in questa scelta. Nel mio piccolo ho fatto la campagna elettorale per la lista Tsipras. Convinto del suo programma, una grande manovra keynesiana per l’Europa in crisi.

Il Pd ha presentato un programma per molti aspetti simile.  In particolare sul debito pubblico e la Bce, i veri nodi europei del prossimo futuro.

Oggi la delegazione europea del Pd italiano nel Pse, il raggruppamento socialista a Strasburgo, è superiore in numero a quella dei socialdemocratici tedeschi e (ovviamente) anche dei disastrati socialisti francesi.

Ci si aspetta quindi che conti. Che dia il tono con la sua novità vincente a qualcosa, possibilmente, che in Europa vada oltre una stanca riedizione di “larghe intese” con i Popolari. Che guidi il centrosinistra europeo a una vera strategia di rilancio e di riforma.

C’è il semestre europeo che inizia tra poche settimane, a fine giugno.  Perciò Renzi può cominciare a mettere sul piatto i punti di programma del Pd. E trasformarli in precise proposte operative. Per esempio mettendo in pratica quella decisiva “conferenza europea sul debito” proposta dagli economisti della sinistra europea.

Se riuscirà a ottenere almeno una parte di ciò che è scritto nel programma Pd credo che questa grande apertura di credito di ieri si consoliderà in uno stabile patto di governo con gli italiani. Altrimenti….si torna di nuovo a casella zero.

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P.s Anche il movimento 5 stelle avrà una folta delegazione di  eurodeputati. E anche nel loro programma, dichiarato nelle piazze da Beppe Grillo, ci sono gli eurobond e la riforma della Bce, i punti essenziali. Se vogliono essere coerenti con gli impegni elettorali gli eurodeputati a 5 stelle dovranno necessariamente associarsi, in qualche modo, alla coalizione che propone obbiettivi identici. Ovvero Pse, sinistra, verdi. E 20 eurodeputati in più, per questa coalizione, in un europarlamento in bilico, potrebbero fare la differenza.

In tal modo il 5 stelle potrebbe risalire la china da movimento di sola protesta a movimento di “risultati”. Credo che possano capire il punto.

In sostanza: l’esito italiano potrebbe essere il catalizzatore di un autentico cambiamento dell’Europa. Con istituzioni realmente orientate al pieno impiego, all’equità, allo sviluppo. E non solo per la Germania.

Un’occasione storica, per tutti noi.

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