Il macigno che ci schiaccia

Se non vuole ripetere il disastro dell’altra volta, la sinistra italiana, su queste europee critiche, ha una grossa, grossa carta da giocare. Sta venendo al pettine un nodo gigantesco, ormai insopportabile per molti paesi in difficoltà. Il debito pubblico. In Italia ci opprime da 20 anni, creato (e poi mai ridotto o gestito) da una lunga serie di politicanti inetti o peggio che tali, e che ci costringe oggi all’emergenza ad ogni stormir di mercati, a un carico fiscale violento (per gli onesti ovviamente), alla progressiva distruzione del nostro stato sociale, della nostra sanità pubblica, di un minimo di rete di sicurezza dentro e fuori il lavoro. Insomma, siamo in 50 milioni e giriamo tutti ogni giorno con appeso al collo il peso di 36mila euro cadauno, vecchietti e lattanti, perchè gli eccelsi leader che si sono susseguiti dai tempi di Andreotti e Craxi ci hanno messo addosso, e mai levato, questo mostro. Che ogni anno ci costa in tasse 80 miliardi di euro di interessi, che regaliamo alle banche (45%), alla finanza internazionale (30%) e solo per il 25% alle famiglie italiane abbienti.

Renzi sta facendo una fatica bestiale a trovare 10 miliardi per il suo bonus ai lavoratori dipendenti. Non mi sorprende.

Quegli 80 miliardi ci stanno ammazzando il futuro, e ogni reale possibilità di tornare a svilupparci, dare lavoro a metà dei nostri figli disoccupati e spesso in depressione, ritornare a essere un paese produttivo, con delle idee, con un’arte. Tornare a essere Italia.

Quegli 80 miliardi buttati nel gabinetto della finanza e dell’ignavia e disonestà di una generazione di politici sono la misura esatta dell’attuale ritmo di emigrazione dei nostri migliori giovani.  Vedono che l’Italia non ne uscirà, che le università e la ricerca è ridotta al lumicino, che le imprese chiudono o delocalizzano. Sono fatti, purtroppo, al di là delle chiacchiere. Un milione e più di giovani al meglio del paese, fuoriusciti.

Quegli 80 miliardi sono la misura, semplice, del fatto che l’Italia è ormai un’economia e un paese insostenibile.

Il bello è che questo debito italiano è vecchio, quasi archeologico. Sono 2mila miliardi di euro, attualmente, che abbiamo già pagato una volta e mezza, erogando di tasca nostra dal 1980 ad oggi oltre 3mila miliardi di interessi. Abbiamo già pagato questa montagna di merda e ne siamo tuttora schiavi. Grazie a Dc, Psi, Pds, Forza Italia, Lega, Pd e tutto il corteo.

Qui è il punto, per le europee. Non è rinnegare l’Euro, ma chiudere, insieme agli altri, il nostro debito archeologico. Non pagarlo più. Nè alle banche, ne agli squali, nè alle famiglie italiane (tra cui la mia).

Abbiamo bisogno di quegli 80 miliardi per far ripartire sul serio l’Italia. Basta con i debiti  di una generazione passata. Basta, pagati con stra-interessi, finito, chiuso. Niente più Bot, Cct, Btp. Dichiariamo l’insolvenza politica. E con noi Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro. Tutto il Mediterraneo riparte su basi nuove, certo serie e controllate, anche dentro Maastricht e il controllo di mafie, corruzione e evasione. Ma Cristo, riparte. E non nella depressione attuale.

Questa è la base negoziale per cominciare a sviluppare un serio ripensamento dell’Unione, dopo la terribile lezione degli ultimi sette anni. Qui è il nocciolo della “conferenza sul debito” (e sull’Eurosistema) per cui si batte la sinistra continentale.

Questa è la battaglia dura e chiara che io vorrei sentire dalla sinistra italiana e anche da Grillo. Tsipras è il solo, con sulla pelle la sua tragedia greca, che propone una conferenza europea del debito, con un riferimento chiaro a quella tenutasi nei primi anni 50, subito dopo la seconda guerra mondiale, e che cancellò i debiti di guerra tedeschi.

Questa è la posta in gioco stavolta. Non è l’abolizione dell’Euro ma il suo esatto contrario. Il nostro sistema pseudo-federale, qual è ora l’Europa, ha una banca centrale dimezzata. La Fed americana, fin dagli inizi degli Stati Uniti, stampa dollari e gestisce il debito della grande nazione federale. Noi invece abbiamo le martellate di Bruxelles se sforiamo Maastricht ma intanto dobbiamo pagare al centesimo la soma del nostro archeologico e monumentale debito pubblico.

Nel lontano 1981 denunciai il disastro che avebbero compiuto quei deficienti mettendo sul mercato il debito pubblico italiano, in presenza di lupi famelici come Craxi.  Ora sono francamente stufo di aspettare. Basta pagare quello schifo, se ne occupi un vero Eurosistema.

L’obbiettivo di queste elezioni: che in 24 mesi la Bce ci dimezzi la soma di almeno 40 miliardi annui di interessi. Poi noi ripuliamo il resto, con tassi di crescita al 3%. Fattibile, replicabile, scalabile in tutta Europa. E Win-win. Non solo per spagnoli e greci. Ma anche per tedeschi e finlandesi.

In 10 anni quello che la Bce ha anticipato potrebbe anche essere ridato indietro (ma non con gli interessi, per carità).

Tsipras, li metti intorno a un tavolo e li fai ragionare? Grazie.

 

 

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2 Responses to Il macigno che ci schiaccia

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