Il catalizzatore

C’è qualcosa di credibile in questa campagna elettorale per le europee? Qualcosa per cui valga la pena di andare al seggio e votare? E per cosa in cambio? Chiacchiere? Promesse? Oppure una prospettiva minimamente concreta di investire in un voto per poi ottenerne una situazione diversa, non solo nella lontana Europa, ma qui in Italia, nella nostra città, nel nostro lavoro e futuro.

Secondo me questa prospettiva c’è. E, potrà sembrare paradossale a molti, si chiama lista Tsipras.

Vediamo perchè. La Lista è, de facto, una sorta di federazione di forze di sinistra europee. Un quasi-partito di sinistra continentale. European Left. Questa forza, guidata dal greco Alexis Tsipras, arricchita in Italia da una coalizione anche di società civile (la lista per cui votiamo), si propone un programma conciso e chiaro. Contro l’austerità e per la rinegoziazione degli opprimenti debiti pubblici dei paesi europei. In pratica: alleggerire tutti, anche l’Italia che paga 80 miliardi di interessi sul suo maledetto debito, che ci trasciniamo dietro dal 1992. (Anzi, per la precisione, dal 1981 quando Andreatta e Ciampi decisero di mettere sul mercato i titoli di stato. E poi Craxi e Andreotti se ne approfittarono, fino a portare il debito al 120% del Pil nel 92. Da allora l’Italia è entrata in austerità permanente, di fatto).

Secondo. Questa forza continentale di sinistra non vuole un ruolo di opposizione permanente. Tsipras, che punta al governo in Grecia non può permetterselo. Andrà quindi a offrire una coalizione alla federazione socialista di Schultz. A patto che i punti cruciali del suo programma vengano accettati. Stiamo parlando del 30-35% del parlamento europeo secondo gli ultimi sondaggi (il Pse, incluso il Pd italiano). Con un buon successo di Tsipras (5% o più) arriviamo intorno al 40%. Intanto le destre estreme e gli antieuropeisti, accreditati anche del 25% avranno pesantemente eroso i popolari. Quindi giungiamo alla possibile maggioranza relativa tra i 700 di Strasburgo. Quindi uno storico cambiamento di rotta. Il parlamento europeo per la prima volta sarebbe guidato dal centrosinistra, dopo anni e anni di supremazia della destra, democristiana e poi liberista. E Schultz  sarebbe presidente della commissione, del governo di Bruxelles. Con la lista Tsipras in posizione di catalizzatore.

Schultz vince, guida la commissione, ma deve quindi onorare il suo patto con Tsipras. Si apre quindi la conferenza europea sul debito. Simile a quella tenutasi dopo la seconda guerra mondiale (e una guerra l’abbiamo vissuta e la stiamo soffrendo, dopo il grande crollo del neoliberismo speculativo del 2007).

Dai dieci punti della Lista Tsipras:

8.Una Conferenza del Debito Europeo. La nostra proposta è ispirata ad uno dei più lungimiranti momenti nella storia politica Europea. Questo è l’Accordo di Londra sul Debito del 1953, che alleviò il peso economico della Germania, aiutando a ricostruire la nazione dopo la guerra aprendo la strada per il suo successo economico. L’Accordo richiedeva il pagamento di, al massimo, la metà dei debiti, sia privati che intergovernativi. Legava i tempi del pagamento all’abilità del Paese di ripagare, diluendoli su un periodo di 30 anni. Collegava il debito allo sviluppo economico, seguendo una implicita clausola di crescita: nel periodo tra il 1953 e 1959 gli unici pagamenti dovuti erano gli interessi del debito.  Questo ritardo nei pagamenti aveva lo scopo di concedere alla Germania il tempo di recuperare. A partire dal 1958, l’Accordo prevedeva pagamenti annuali che diventarono sempre meno significativi con la crescita dell’economia. L’accordo prevedeva che la riduzione dei consumi della Germania, quello che oggi chiamiamo “devalutazione interna”, non era un metodo accettabile di assicurare il pagamento dei debiti. I pagamenti erano condizuionati dalla possibilità di pagare. L’Accordo di Londra è in diretto contrasto con l’erronea logica dei pagamenti richiesti dal trattato di Versailles, che ostacolava la ricostruzione dell’economia tedesca e creava dubbi sulle intenzioni degli Alleati. L’Accordo di Londra rimane un piano d’azione utilizzabile anche oggi. Non vogliamo una Conferenza del Debito Europeo per il Sud dell’Europa. Vogliamo una Conferenza del Debito Europeo per l’Europa. In questo contesto, si dovrebbero usare tutti gli strumenti politici disponibili, inclusi i prestiti dalla Banca Europea come ultima risorsa  oltre alla istituzione di un debito sociale europeo, come gli Eurobond, per sostituire i debiti nazionali.

Oggi non solo Italia e Grecia sono oberate da debiti pubblici insostenibili. La crisi finanziaria ha scavato voragini nei conti degli stati un po’ ovunque. Il debito pubblico francese si avvicina al 95% del Pil, quello spagnolo è oltre il 90%, anche l’integerrima Germania accusa un 83% (una cifra sottodimensionata dai debiti dei Lander e della loro banca pubblica), Portogallo al 120%, Belgio 99%, Gran Bretagna 88%. Tutta l’Europa (salbo Olanda e Finlandia) è ben oltre il limite di Maastricht del 60%, la media nell’eurozona è di venti punti sopra. Tutti hanno enormi difficoltà a reflazionare le loro economie. Una soluzione comune è d’obbligo. E comincia a muoversi in questa direzione non solo la sinistra di Tsipras.

Si decide, per esempio, che i debiti pubblici oltre il 60% del Pil vengono messi in comune, su titoli di debito europei gestiti dalla Bce (cito una proposta di cinque economisti tedeschi). In cambio i paesi si impegnano in un’azione di reflazione e insieme di abbattimento programmato del debito residuo.

Il debito italiano è al 130% del Pil, con 70-80 miliardi di lavoro nostro e tasse che ci sono prelevati ogni anno per pagare gli interessi (per metà regalati alla finanza internazionale), Togliercene la metà significa disporre di circa 30 miliardi per abbassare le tasse, fare investimenti pubblici, finanziare nuove imprese e istruzione, ricerca e servizi sociali essenziali. Significa tornare a respirare, e non chiedendo l’elemosina anno per anno. Ma respirare strutturalmente.

In queste condizioni meno folli, con un ripresa vera, possiamo gradualmente ridurre il debito, cedendo con attenzione pezzi di patrimonio pubblico. Ora, nella depressione vigente, è impossibile.

Queste, direbbe Keynes, le possibili conseguenze di Tsipras. Quali quelle di Grillo? Grillo si appropria, confusamente, di molte delle parole d’ordine di Tsipras, ma non ha alcun progetto politico. Avete capito con chi si vuole alleare Grillo con il suo manipolo di 25 parlamentari europei (migliore dei casi) in un’assemblea di 700? Boh. Frasi vaghe e monche su qualche guppetto eventuale di verdi….

Morale, si vota Grillo per buttare via il voto, nel buco nero delle sue chiacchiere e distintivo. Con Grillo non cambierà nulla, perchè non ha un’idea seria, salvo corbellerie come l’euro a due velocità.

Renzi? Il Pd come al solito è troppo fifone per dire le cose serie. Tace sul fatto che questa sia un’occasione storica, evidentissima, per chiudere il lungo ciclo della crisi italiana cominciata con il delinquente Bettino Craxi (e compare Andreotti), proseguita con il fallimento del 1992 e da allora la lunga stagione folle del berlusconismo e di una austerità sotto debito durata ben oltre vent’anni. Oggi la crisi dura, durissima dell’intera Europa esige una risposta autentica comune. E di fronte alla prossima depressione (deflazione) anche la Bce sta armandosi. Il progetto di Tsipras (condiviso anche da economisti tedeschi) sulla rinegoziazione del debito e su una vera banca centrale europea è il progetto di tutte le persone di buon senso del continente. Schultz e Renzi lo sanno benissimo.

Quindi tra Pd e Tsipras si aiuta meglio  il Pd, Renzi e Schultz votando Tsipras.

Poi si possono fare nuvole di chiacchiere, si possono suonare gli oboe per incantare i serpenti, si possono urlare minchiate per abolire l’euro, dimezzare di conseguenza la ricchezza nazionale, tornare alle case chiuse, scappare dall’Italia e quant’altro.

Il punto concreto è e resta in quegli 80 miliardi che paghiamo, ogni dodici santi mesi, di interessi. Dentro ci sono le nostre (maggiori o minori) tasse, la nostra sudditanza (o indipendenza) dagli squali della finanza,  il nostro lavoro, il nostro futuro. E chi ha preso un impegno qui è solo la lista Tsipras. Il catalizzatore di una autentica svolta.

P.s. Anche se non sei di sinistra pensaci, ragiona, metti il cuore sugli interessi dei tuoi figli e del tuo futuro. Gli altri sparano fregnacce a caso, qui c’è un progetto per arrivare a 30-40 miliardi annui disponibili per minori tasse, servizi e investimenti. Vota questo progetto preciso, per una svolta storica dell’Italia e della tua vita.

Non farti fregare, ancora una volta.

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