Una forza d’urto italiana in Europa

Il messaggio di Grillo , nella sua sostanza, mi pare chiaro e coerente. Invece di disperdere i voti in un inutile Pd, oppure in qualche riciclato come Di Pietro o in qualche verde di rincalzo, è vitale mandare a Strasburgo un grosso, grosso e udibile segnale, in tutta Europa.

Una rappresentanza italiana inedita, con numero e forza necessaria per costruire un rapporto contrattuale con spagnoli, portoghesi, greci e francesi  per aprire una vera trattativa su un’Europa gestita dalla Germania (e vassalli vari),  e tutta a spese nostre.

Una forza radicale, rappresentante del “nuovo proletariato” generato dalla crisi europea. Non comprabile nelle solite mediazioni al ribasso che hanno fatto la stentata storia politica dell’Europa.

Una forza con in mano una carta di ultima istanza, diretta ai veri decisori (Bundesbank, Bce…). L’uscita dall’Euro germanocentrico e forse la formazione, per necessità ormai evidente, di un secondo Euro mediterraneo.

Una carta contrattuale che i vecchi partiti socialdemocratici non ce la fanno proprio a sostenere. Ma che nuovi movimenti dei paesi europei oggi tartassasati possono tenersi in tasca e, se dotati di sufficiente forza elettorale e politica, esibire di fronte a tutti i 27 stati membri. Per mettersi una buona volta a ragionare di politiche positive per il rilancio dell’Unione.

Non ci sono scuse, per Berlisno. L’era Berlusconi in Italia è finita: per il 50% è stato cacciato dall’Europa nel 2011 e per il 50% lo è stato (come dice Grillo)  da chi ha tenuto duro, in Italia, sulla sua decadenza. Ora però si deve trattare sul futuro. E il futuro non può essere la follia del Fiscal Compact.

Quindi. Prepariamoci a mettere i voti sui soli che possono garantire questa forza d’urto decisiva.

Nel 2014 si deciderà se l’Italia dovrà tornarsene bastonata ai tempi di povertà e di emarginazione del dopo Mussolini. Oppure se questi tre ultimi anni durissimi saranno stati solo una pausa per un ritorno a un assetto più decente, di legalità e insieme crescita.

Mi spiace per Renzi. Ma lui (che ci racconterà anche tante belle cose in prissimità delle elezioni europee), dato l’attuale Letta, mi appare fuori gioco da questo bivio della storia d’Italia. E mi spiace per Vendola, altro sopravvissuto a se stesso.

Spero vivamente che Renzi e Vendola abbiano l’intelligenza politica per aprire un confronto con il 5 stelle su questa forza d’urto. Il tempo mi pare sufficiente, e la via obbligata.

 

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