Devo dire che tra i due discorsi di fine d’anno, del Presidente Napolitano e di Beppe Grillo, ho nettamente preferito (con mia stessa sorpresa) il secondo.
Mi spiace per Napolitano ma nel suo, peraltro a tratti accattivante, discorso non vi è traccia del vero problema politico sul tappeto da due anni e mezzo a questa parte. Da quell’agosto 2011, e poi soprattutto ottobre, in cui emerse nei fatti che l’Italia non aveva più sovranità, finanziaria, fiscale, economica, di welfare.
Da due anni e mezzo a questa parte, causa amplificante l’autoaffondamento senile di Berlusconi, viviamo in un’Italia completamente diversa dal passato. Dominata e controllata da un sistema di governo, nazionale e sovrannazionale asimmetrico. Funzionale per il rigore restrittivo continuo, inesistente per ogni manovra di investimenti e di ripresa.
I burocrati di Bruxelles, dal 2011 in avanti, hanno ottenuto il potere di controllare e rigettare le nostre leggi finanziarie. E’ stato firmato un trattato, il Fiscal Compact, che impone una pazzesca scaletta di riduzione del debito pubblico in 20 anni a botte di 50 miliardi all’anno di tagli o di vendite di patrimonio pubblico. C’è una Bce che è, nella sostanza, una banca centrale dell’Euro dimezzata, che non può emettere moneta, come hanno invece fatto negli scorsi anni in modo massiccio sia la Fed che la Bank of Japan. Ottenendo una inversione di segno delle loro economie.
L’Italia, come la Grecia, la Spagna, il Portogallo sono pertanto paesi commissariati. Ma Napolitano non poteva dirci questa elementare verità, perchè semplicemente queste eventuali parole, proveniendo dal capo dello stato italiano, avrebbero scatenato l’ennesima bufera sui mercati finanziari.
Grillo, invece, ha (giustamente) messo al centro del suo discorso la questione della sovranità italiana. Anzi, sud-Europea. E di un’Europa ancora tutta appiattita sui grandi interessi della Germania e del Nord.
La proposizione politica di Grillo è pertanto lineare e comprensibile. Di mandare all’Europarlamento, con le prossime elezioni a fine maggio, una fortissima rappresentanza di Cinque Stelle, in grado di catalizzare l’aggregazione di una forza politica sud-europea capace di esercitare una vera opposizione all’egemonia tedesca e scandinava. Fino a ottenere un’Europa più keynesiana, e meno rigorista e neo liberista come è quella attuale.
Mi pare una proposta politica di assoluto buon senso. Su cui concordo in pieno.
La parola ora passa a Renzi. Ci convinca, in modo altrettanto credibile, che un voto al Pd darebbe lo stesso risultato.