Cornuti e inforcati

Oggi Berlusconi aveva in programma di incontrare i leader dei Forconi. Peccato però, l’incontro all’ultimo momento non c’è stato. Ma erano tutti ben disposti a una bella e amichevole chiacchierata mediatica. Fino a solidarizzare.

Il boia e i suoi impiccati. Se infatti assumiamo che i partecipanti al movimento (magari non i suoi leader) che in questi giorni agita alcune piazze italiane siano le vittime della più terribile crisi che ha vissuto l’Italia dal dopoguerra ad oggi, è davvero ridicolo (oltre che strano) che costoro vadano a dialogare con chi ha causato questa crisi, e per di più in modo platealmente ripugnante.

Riassumiamo i fatti. Da quel 2009 in cui Berlusconi fu sospettato di strani affari di sesso con una ragazzina di Casoria. Poi donne a pagamento pugliesi e quindi il grande affare Ruby, orge comprese nella sua residenza.

Non diede le dimissioni. Fu un caso mondiale. Fu messo all’indice da ogni capo di stato onesto, salvo Putin. L’Italia, da quel 2009 in avanti, cominciò ad avere danni gravissimi nelle sue relazioni internazionali. Nelle altre capitali si cominciarono a studiare strategie per buttarlo giù, liberarsene soprattutto dall’Europa.

Un tempo l’Italia godeva in Europa di un regime accomodante. Si sapeva che era piena di debiti, ma anche debiti controllati e ben finanziarizzati. Dalla seconda metà del 2011 la musica cambiò drasticamente, con la scusa della crisi greca. Niente più sconti, ma anzi supplementi di pena.

I governi europei (Germania e Francia in primis) emarginarono platealmente Berlusconi e Tremonti. La Deutsche Bank nell’agosto 2011 cominciò a vendere quantità massicce di titoli di stato italiani in portafoglio. Un segnale che i mercati colsero e seguirono.

Passarono regole rigide sul controllo dei bilanci pubblici da parte di Bruxelles. Fu ripreso l’obbiettivo del pareggio di bilancio proprio del trattato di Maastrich (peraltro forgiato, per l’Italia dal duo Craxi-Amato, protagonisti primi dell’indebitamento che ancor ci uccide).

Nell’autunno del 2011, nonostante un situazione italiana fondamentalmente in (faticoso e stagnante) equilibrio, fu decretato dai mercati l’innalzamento drastico del rischio paese italiano. E le banche nazionali da allora non trovano più fondi all’estero. Quel surplus fondamentale, dal 92 ad oggi, per gestire un’enormità di sofferenze.

Banche illiquide a fronte di vendite dall’estero di Bot e Cct. Giornate drammatiche, e ulteriore aumento dell’indice di rischio paese. Il rischio di un avvitamento mortale.

In questo frangente, con il rischio in crescita verticale e le banche italiane paralizzate , la Germania, ovvero la Merkel (oggetto di pornografici epiteti sessuali da parte del genio di Arcore) impose a muso duro a Berlusconi e Tremonti l’anticipazione di un anno, al 2103 dell’obbiettivo di pareggio di bilancio. In pratica: si vendicò.

E i due sciagurati accettarono il diktat. Ben sapendo, soprattutto Tremonti, che questo avrebbe significato una legnata colossale di tasse sull’Italia onesta. Famiglie e imprese. E soprattutto il crollo di un equilibrio precario del paese costruito fin dal primo fallimento della Repubblica, nel 1992.

Quando Berlusconi si rese conto di cosa aveva fatto, scappò come un coniglio. Non aveva scelta: tutto il sistema politico e finanziario globale, con in ostaggio l’Italia, aveva di fatto votato le sue dimissioni. E lasciò, sotto la tempesta ancora più forte della speculazione contro l’Italia, l’onere di governare a Mario Monti. Che eseguì alla cieca, come un robot, appunto la super-legnata imposta dall’Europa. Tentò di piatire un paio di volte qualche sconto alla Merkel ma dovette subito rientrare nei ranghi.

Il vaso di Pandora è stato così aperto, da quel novembre 2011. E non si chiuderà più. Inutile illudersi che lo possa fare qualsiasi governo. Ora si può solo andare avanti.

Da allora la crisi è cumulativa, e si sta avvitando. 90 fallimenti di imprese ogni giorno.  E ora, come era matematicamente prevedibile, siamo alle rivolte.

L’Italia vive il terzo anno consecutivo di crisi verticale. In Grecia i disordini sono cominciati nella stessa fase. In Francia prima, appena Hollande ha dato segno di voler toccare il welfare (ma i francesi, si sa, non hanno esattamente la cultura della sopportazione). La sofferenza sociale acuta ovunque sfocia normalmente in rivolta. Così è stato per la fame in Francia sotto la Bastiglia, per il palazzo d’Inverno, la battaglia di Berlino del 1918. Poi la Tunisia, Egitto, Siria…Vi sono precise regolarità statistiche, che gli storici hanno da tempo analizzato.

Che su questo cronometro della sofferenza sociale si sia inserita una regia? Possibile.

Che questa regia voglia gestire un rilancio della destra? Possibile. Che ci voglia inzuppare il pane anche Berlusconi?

Io dico solo una cosa. Chiunque, disperato, legittimamente occupi le piazze deve sapere che la sua disperazione è figlia delle orge del bunga bunga, dello squallore di quella gentaglia che ha trascinato l’Italia nel fango.

E’ figlia di personaggi dalla grande prosopopea, come Tremonti, che hanno contribuito in prima persona ad affossarci.

Cari partecipati ai forconi. Non dialogate con il vostro (e nostro) nemico peggiore.

 

This entry was posted in home. Bookmark the permalink.

Comments are closed.