O’ zuoppo che tene o’cecato

 

L’Europa sembra meritarsela proprio una crisi senza fine. Chiudono un buco portando via risorse che ne aprono un altro, e peggiore.

Con l’ambiguo salvataggio bancario della Spagna l’Italia è di nuovo sotto i riflettori. L’indice di rischio del suo gigantesco debito pubblico si è innalzato.  Ed è quindi sotto massicce vendite a termine.

Seguo l’analisi del mio buon collega Lops. Il salvataggio spagnolo via fondo Efsf significa che i paesi membri dell’Unione si accollano il risanamento spagnolo (la bolla immobiliare e di mutui inesigibili in pancia a quelle banche) a suon di aggiuntivo debito pubblico interno. Il che, per l’Italia, è pura follia, con un debito oltre il 120% del Pil e che sta innalzandosi a costi di interessi al 6%, in prospettiva del tutto insostenibili.

La nostra partecipazione al salvataggio spagnolo, con il 19% dell’Efsf, è quindi puro autolesionismo. Chi dobbiamo ringraziare? Qualche membro del governo Monti che capisce poco di finanza e di valutazioni di rischio? Oppure qualche eurocrate altrettanto ignorante e incapace di partorire uno schema di salvataggio effettivo (che esclude per il momento l’apporto dell’Italia), e non una pezza che rabbercia da una parte per aprire un buco dall’altra?

L’altro meccanismo per il salvataggio spagnolo sarebbe l’Esm, che non incide sui debiti pubblici e che dovrebbe partire ai primi di luglio. Peccato però che finora solo cinque paesi dell’Unione l’abbiano sottoscritto. E poi, anche questo fondo quanto costerà all’Italia in questa situazione critica?

Infine: nell’annuncio del salvataggio spagnolo non è specificato se i 100 miliardi per la Spagna verranno dall’Efsf o dall’Esm. Al primo, già esistente,  si oppone però la Germania (e anche credo l’Italia) per il citato effetto- debito. Il secondo è ancora sostanzialmente al palo. Ma le banche spagnole al limite del crack non aspettano.

Siccome quello spagnolo è un problema bancario sistemico (7 milioni di alloggi sfitti e milioni di mutui congelati in pancia alle banche) è quasi certo che i 100 miliardi non verranno rimborsati, se non forse a lungo termine. Quindi diverranno di sicuro altro debito pubblico per chi li sborserà, via Efsf.

C’è da mettersi le mani nei capelli. Dietro lo sbandierato salvataggio, c’è qualcosa che assomiglia molto al suo contrario.

Chiedere a uno zoppo di sostenere un robusto cieco.

In questo micidiale pasticcio politico-finanziario europeo chi sta facendone le spese è l’Italia. Il suo coefficiente di rischio sul debito pubblico (e sulle banche italiane che detengono titoli di stato per 300 miliardi)  è improvvisamente salito. E questo innalzamento improvviso  è una manna per gli hedge funds.

Ora, in Europa,  l’Italia è l’unica grande fonte aperta europea di profitti speculativi facili e a breve termine.

Non è poi un caso che i segnali di esaurimento dell’esperienza Monti (già ben visibili in patria)  vengano replicati e amplificati dal Wall Street Journal.

I gestori di un Hedge Fund cinese o texano si adeguano prontamente. Guardano le valutazioni di rischio, la propensione generale a scommettere contro l’Italia e procedono.  E lo farebbero anche, sospetto, se Monti avesse fatto meglio (o peggio) di una Margareth Thatcher.

Resta il fatto che Monti deve lavorare in una democrazia parlamentare. In un Parlamento distorto, di cooptati in cui la maggioranza (ex berlusconiana)  rappresenta gruppi di interesse monopolistici,  furbi, furbetti e evasori vari.

Sedicenti parlamentari che più volte hanno singolarmente dichiarato di essere pronti a vendersi al migliore offerente.

Vedi oggi l’iter della nuova legge anticorruzione.

Qui è il vero ventre molle italiano, e la risorsa per la speculazione internazionale.

Le liberalizzazioni, l’anticorruzione, la lotta all’evasione vengono ostacolate? I provvedimenti bloccati? L’Italia non dà segnali ai mercati. I dati negativi però continuano ad affluire, inesorabili. I grandi media internazionali giudicano e pubblicano. Gli analisti redigono report. Si crea un consenso negativo. Anche  solo 20 miliardi di debito prospettico in più amplificano le aspettative.  E gli speculatori ne approfittano.

La nostra bolla immobiliare, la nostra Bankia è quindi a Montecitorio.

La crisi si fa di nuovo acuta. Quindi fermi tutti, nella partitocrazia. Niente nuova legge elettorale, con eletti scelti e controllati dagli elettori. E niente elezioni a breve. Niente governo propriamente legittimato da un maggioranza di voti, e di rappresentanti.

Stallo di nuovo. Monti deve restare e gestire (con noi) l’emergenza. Noi dobbimo restare. E nello stallo altri colpi “facili” dalla speculazione. E così via. Fino alla crisi grave. Davvero grave.

E’ ora di uscire, il più rapidamente possibile, da questo circolo vizioso.

O Monti si rimette a produrre segnali credibili, e in tempi certi (settimane), e i partiti generano una nuova legge elettorale in tempi altrettanto certi e brevi, con un calendario elettorale altrettanto definito oppure, di questo passo, ci sarà solo il commissariamento, non so se europeo o dell’Fmi.

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