Forse non ci si è resi conto che tra dieci giorni, dalla notte di domenica 19, Milano sarà in mano, e per cinque anni filati, alla destra. Gli annusamenti, le mezze parole, le trattative non dichiarate sono in corso. Protagonista un bravo politico lepenista, Matteo Salvini, interlocutore il 5 stelle. Obbiettivo: sconfiggere Renzi in tutte le grandi città, fino a indebolirlo mortalmente.
A Milano basta poco, dato l’enorme pasticcio creato da Giuliano Pisapia con la sua non ricandidatura. E il dikat di Renzi su un candidato sbagliato come Beppe Sala. Parisi è a un punto da Sala, basta che i 5stelle ne portino al ballottaggio tre o quattro dei dieci che hanno preso e la frittata è fatta.
Di nuovo Cl a spadroneggiare, di nuovo l’Assolombarda in cattedra, di nuovo i piani edilizi faraonici alla Masseroli, di nuovo un sindaco arrogante come fu Albertini. E di nuovo i debiti, generati da lui e dalla Moratti.
Vedremo la vera faccia di Parisi, oggi tanto sorridente, biciclettato, simpatico. Lo vedremo come tanti lo ricordano per averci avuto a che fare direttamente negli anni passati.
E tutto questo perchè? Per l’arroganza e la stupidità di un gruppetto di arancioni, un cerchio magico intorno a Pisapia che le ha sbagliate tutte. E poi si è piegato al potere renziano, consegnandogli le chiavi di un modello Milano che poteva restare integro.
Ora però il punto vitale diventa quello, in dieci giorni, di mobilitare almeno il 5% di voti aggiuntivi per una Milano che quantomeno non torni indietro. Bisogna riportare ai seggi persone che erano andate al mare, o che avevano troppa nausea.
C’è urgente bisogno di un passaparola, ma anche di un punto di riferimento. Questa mobilitazione non va regalata a Sala o a Bussolati. E agli altri protagonisti del disastro.
Ipotesi. Ciascuno di noi manda a tutti i suoi amici un suo appello per andare a votare. Chiedendo loro di replicare l’invito ai loro amici.
Chiedendo, in caso affermativo, una risposta.
Che va indirizzata a un garante, con una email (marco.cappato1@gmail.com, per esempio), dal contenuto “ci sono” che consenta di rendere visibile l’apporto delle persone al voto di ballottaggio. E soprattutto che consenta a una parte indipendente, come sono i radicali, di trattare, a pericolo scongiurato, programmi e persone un po’ più accettabili per i prossimi 5 anni della città.
Forti di un consenso ottenuto anche oltre il perimetro del primo turno.
Per fare cose che non sono nel (vago) programma di Sala. Come la vendita della Serravalle (inutilmente in carico al Comune) per cominciare a ridurre le tasse e avviare qualche investimento nelle case popolari.
Come lo sviluppo di programmi di partecipazione veri, e non quelli degli arancioni, sui bilanci partecipativi e le scelte urbanistiche.
E tanto altro ancora. Insomma, salviamo Milano dalla destra ma garantiamoci, insieme, un punto di riferimento alternativo al fallimento arancione.
Una scommessa anche sul futuro politico di questa città.