Il declino di Isis

Se ci riflettete un attimo la motivazione data da Isis della carneficina di Parigi non ha molto senso. Vendicarsi dell’intervento aereo francese in Siria, fare pressione con il sangue  perchè cessi non ha alcuna probabilità di successo.

La strage di Parigi, così come l’attentato all’aereo russo partito da Sharm el Sheik, appaiono invece come segnali mediatici rivolti innanzitutto all’interno del network Isis in un momento in cui il sedicente califfato è in difficoltà. In Siria e in Irak perde territorio, accusa forti perdite sul campo, vacilla sotto i colpi di tre tra le più avanzate forze aeree del pianeta.

Se dovesse entrare in crisi anche la rete dei “foreign fighters” per l’ Isis sarebbe veramente l’inizio del declino, se non della disgregazione. I suoi giovani combattenti perderebbero la loro (presunta) aura di invincibilità, la loro fanatica motivazione. E le file del califfato si svuoterebbero, magari tra lotte fratricide (come è già avvenuto, dopo la sconfitta di Kobane).

Per questo motivo un evento così terribilmente gigantesco, così simbolico, è stato perpetrato e organizzato. Ma servirà ad arrestare la crisi di Isis, il cui “core business” sta nella creazione di uno Stato Islamico (medioevale) tra Siria e Irak? Oggi quell’obbiettivo gli sta sfuggendo di mano.

E uccidere innocenti in Europa non servirà. Anzi.

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Dedicato alle vittime di Parigi

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