Perchè Renzi sta eclissandosi (con il Pd)

Nel 2011 l’Italia era sull’orlo del baratro, un papero seduto, anzi inchiodato al terreno dal suo gigantesco debito pubblico, la summa degli errori e delle malefatte della sua classe dirigente dal 1981 ad oggi. Un’Italia però patrimonializzata per 4mila miliardi in titoli mobiliari e altrettanto in immobiliari.
Dal 2011 ad oggi abbiamo passato i più terribili anni dal dopoguerra. Ma di questa sproporzione evidente tra un popolo dei bot sempre più ricco e un paese più povero nessuno si è accorto. Non ne parlava Berlusconi, che lì vi aveva la base elettorale (intoccabile), e non ne parla Renzi (che vorrebbe ereditarla).
Morale. Renzi non ha generato finora alcun risultato reale sensibile. Salvo il solito neoliberismo standard in versione Francoforte. Pedissequamente seguito. Quindi comincia a calare, e significaticamente, in consenso.
Quando si vuole uscire da una crisi epocale quale è stata quella del 2011 la prima cosa da fare è darsi una strategia per mobilitare le risorse del paese. Certo, con il rischio di disturbare quel 10% ricco di famiglie italiane che detiene la massima parte dei risprmi e dei capitali e che li investe su base globale (ma meno del 10% su attività produttive italiane). Renzi su questo fronte sta facendo la stessa identica politica dello struzzo di Berlusconi. Con il mantra “non ci sono i soldi”. E questa inerzia reale sulla riforma chiave sarà, a breve, la sua condanna.

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