Grillo e Bersani: due conservatori

A occhio la metterei così. Un terzo degli italiani, giovani precari, cassaintegrati, schiacciati dalla crisi, vota il 5 stelle. Perchè avvii finalmente una stagione di cambiamento, in un Paese che brucia un quarto del Pil in corruzione, evasione, burocrazia inutile, privilegi e caste.

Questa delega “forte” va in Parlamento. E il risultato? Ognuno di noi ce l’ha sotto gli occhi. Il risultato è un governo in cui i perdenti si alleano, l’assetto post-elezioni è totalmente tradizionale, le facce sono sempre praticamente le stesse, il cambiamento è rinviato, ancora una volta, a data da destinarsi.

Non solo: i 5 stelle eletti da quel 30% di italiani sono chiusi in un box. Una bella scatoletta con scritto sopra “opposizione ininfluente”, congelati, capaci al più di scrivere qualche disegno di legge per gli archivi parlamentari.

Ci si meraviglia che alle amministrative il 5 stelle sia crollato? E i voti del 30% in buona parte tornati nell’alveo dell’astensione? Il movimento di Grillo e Casaleggio (G&C) non ha prodotto quello che doveva dare: una prospettiva di (nuovo) governo. Di forza riformatrice.

Colpa di G&C? Colpa delle loro preclusioni nei confronti del Pd? Colpa di Bersani con le sue ambiguità? Non lo so.  So che se fin dall’inizio vi fosse stata una reale trattativa di governo tra 5 Stelle e Pd, magari su un premier diverso da Bersani, la storia sarebbe ora diversa.

So che se G&C avessero deciso di raccogliere la sfida dell’elettorato proponendosi di andare a cambiare l’Italia oggi saremmo in una situazione diversa. Secondo me nettamente più dinamica. E non avrebbero deluso così platealmente.

G&C hanno scelto invece la conservazione, e di non sporcarsi le mani con un’Italia in crisi gravissima e altrettanto complicata da cambiare. Stare nel box dell’opposizione è comodo,  comodo fare bei discorsi incazzati, però c’è un terzo incomodo: l’elettorato, con le sue aspettative reali.

Oggi Grillo si produce in un post in cui spara a zero su tutti i principali nomi (Rodotà, Vendola, Civati…) che da sinistra avevano avviato rapporti di dialogo e vicinanza con il 5 stelle.  Taglia i ponti, cerca evidentemente di chiudere un bel muro del box, di serrare i ranghi tra i duri e puri.

Molti, credo (anche parlamentari a 5 stelle) si stanno infatti domandando. Quale futuro può avere questo movimento dopo la mancata risposta e poi la plateale sconfessione da parte degli elettori?

Tra sei mesi il 5 stelle tornerà al 30%? Oppure si assesterà su dimensioni della metà o meno, dimensioni da classica forza di opposizione (un po’ marginale)?

Grillo oggi ha mandato un segnale chiaro. Taglio i ponti con la sinistra (anche migliore), sto nel box, mi va bene un movimento 5 stelle oppositivo anche da 10-15%.  Stabilmente ininfluente, ma comunque ricco (per me) di opportunità mediatiche.

E allora? riflette il parlamentare 5 Stelle. Mi sono fatto eleggere per fare politica, per partecipare e non stare chiuso in un box. Se io e tanti altri come me transitiamo nel Pd forse potremo creare le condizioni (anche con i numeri) per un partito diverso, un governo diverso, una prospettiva che non sia la collusione bilanciata tra le due caste che da decenni governano il paese.

E’ triste dover scrivere questo. Di qualcosa che assomiglia a un tradimento trasformista.  Però è la conseguenza logica della grande delusione. E il 5 stelle, al di là dell’enormità di voti presi e rappresentanti, è ancora un’alternativa? E lo sarà ancora in futuro, quando “l’effetto Grillo” comincerà mediaticamente (e matematicamente)  a scemare?

E allora che qualcuno, vicino a G&C, prenda il coraggio a due mani, per un tentativo estremo. E consigli ai due leader di avviare contatti riservati con il Pd per fare ora quello che gli elettori volevano facessero ambedue i soggetti: un governo in comune di forte cambiamento. C’è ancora uno spiraglio.

Il Pd ha già pagato il prezzo (e lo sta ancora pagando) del governo attuale con Berlusconi. Il 5 stelle specularmente idem. Destini negativi paralleli di fronte alla grande domanda disattesa dal basso.

Si vuole invertire il trend? Ora che un po’ di risorse paiono in arrivo dall’Europa sarebbe proprio utile un governo riformatore. Nuovo, coraggioso.

Ma sia il Pd che il 5stelle, purtroppo, sono guidati da elites conservatrici.

Il vero guaio della sinistra italiana

 

 

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One Response to Grillo e Bersani: due conservatori

  1. andrea says:

    personalmente, Grillo ha fatto e fa quello che gli riesce meglio.. il “trombone”, il megafono, il termometro.
    ma obiettivamente non possiamo chiedere al termometro di curare la malattia.. la sua voce dovrebbe servire a “svegliare” i topini dietro al(ai) pifferaio di Hamlin.
    ma questi topini poi devono arrangiarsi a cercare di costruire una “cosa” nuova, che ovviamente deve partire da requisiti (un po’) diversi di quelli del mantra m5s.
    bene la rete, il confronto continuo, l’onestà che va di moda, ma dopo ci vuole (ancora) la rappresentanza, il mandato e dalla base, la capacità di critica, l’ammissione dell’errore, la consapevolezza del ruolo, la memoria dei fatti (chi sbaglia paga e non viene rieletto).
    chiudo dicendo: attenti a distinguere e “pesare” il valore delle parole (provocazioni) e delle (male)fatte. certo, che i giornalisti non passino il 33% del tempo a criticare OGNUNA delle forze politiche (che tutte hanno i loro problemini) la dice lunga sulla manipolazione dell’opinione pubblica ed anche noi, alla fine, ci facciamo influenzare.
    grazie per lo spazio per lo sfogo.