Quantitative bubbling

La prima esplosione, oggi, del mercato finanziario giapponese è un campanello d’allarme anche per noi, e per l’Europa.

L’inizio di una nuova crisi nella crisi? Quella dell’economia liquida (lettura consigliata). Del quantitative easing a oltranza. Molti lo temono. Nessuno ancora lo sa per certo. Ma il massiccio canale monetario di impulso alla ripresa dalla deflazione appare distorto in bolla speculativa, al punto da tramutarsi nel suo esatto contrario.

Infatti…

Il crollo di Tokio di oggi ci dice che pompare a tutto spiano liquidità nei sistemi bancari (come ha fatto la Boj da alcuni mesi a questa parte) genera solo bolle finanziarie, e pochissima ripresa reale. E poi le bolle, scoppiando, devastano proprio quest’ultima, come è avvenuto nel 2000, poi nel 2008 (ricordate le politiche accomodanti di Greenspan?). E siamo ancora qui a cercare di leccarci ferite sempre più profonde.

Se l’esplosione giapponese, dopo la valanga di Yen riversati dalla Banca centrale di Tokio, sarà seguita dalla pari esplosione di Wall Street, pronube la Fed con i suoi trilioni (migliaia di miliardi) immessi, sarà la crisi generale di sistema, peggiore di quella iniziata nel 2008. Gli Usa stessi arrancano al 2% contro il 3% e più delle passate performance reali, nonostante il diluvio di nuovi dollari. Ogni miliardo in più va in finanza. E aumenta il rischio di una bolla globale.

Mario Draghi, e la Bce, con il suo programma Ltro, prevede di immettere nelle banche europee somme altrettanto colossali  in estate. Ma queste banche beneficiate cosa ne faranno? Finanzieranno investimenti d’impresa, lavoro, budget familiari, domanda?

L’altra volta le banche italiane hanno preso i quattrini e li hanno messi sui Bot e Cct, nella sostanza. Ci assicura Draghi che stavolta andranno alle imprese e alle nuove attività reali? Ci assicura, per esempio, che andranno a finanziare cose semplici (non derivati), come le ristrutturazioni edilizie condominiali (tanto per dirne una che sto seguendo) di risparmio energetico  (un affare da 300 milioni di minor consumo di gasolio e gas solo a Milano). Ci assicura che le banche tornino a fare le banche, anche se il prestito è a 15 anni? (si riempiono la bocca con la ripresa dell’edilizia per l’occupazione, e con il consumo di suolo da fermare, ecco una prospettiva concreta, e non finanziaria). Le banche a luglio avranno un valanga di euro? Che ne faranno? L’argomento merita qualche convegno, qualche titolo di giornale?  Toc toc, governo….

No. Compreranno titoli di debito sui mercati finanziari, titoli di stato, corporate bond. Troppo rischioso finanziare questi italiani straccioni. Troppi faticosi immobilizzi a lungo. Meglio la finanza globale. Un click. Tanti, maledetti e subito.

Risultato: impatto zero sull’economia reale.

Però.  L’Italia ha bisogno urgente di una terapia d’urto. Di almeno 40 miliardi annui di liquidità per almeno tre anni. 20 per le imprese e 20 per le famiglie (più povere e a rischio).

Siamo sotto del 25% sul 2007. Sono cifre persino sottostimate.

Ci hanno sbandierato la previsione di inizio della ripresa globale prima (governo Monti)  per la prima metà del 2013, poi è slittata alla seconda metà. Ora si parla di un punto non precisato del 2014. La palla di cristallo non funziona. L’economia Usa va piano al 2% e non accelera, la Cina perde persino qualche colpo, il Giappone rischia la bolla speculativa, l’Eurozona mette in fila ormai sei trimestri a segno meno (9 su 17 paesi in rosso). Con la Francia appena entrata in recessione. E la Germania, a marzo, a un simbolico +0,1%.

La nuova moneta immessa nei sistemi bancari e finanziari non si trasmette all’economia reale. Le banche non prestano ad aziende a rischio fallimento. Le aziende non investono se non c’è domanda. Le famiglie non consumano. Il circolo vizioso è ancora in atto, non toccato.

Ecco come l’Economist fotografa l’Eurozona di oggi:

The euro-zone economy has just endured a sixth successive quarter of shrinking GDP. The malaise is spreading to core countries including Finland and the Netherlands, which both contracted in the first quarter. Retail sales are falling. Unemployment, above 12%, is a record—with more than one in four Spaniards out of work (see article). In spite of savage spending cuts, government deficits are persistent and high. The sum of government, household and company debt is still excessive. Banks are undercapitalised and international lenders worry about their as-yet-unrecognised losses. Although official interest rates are low, firms in southern Europe are suffering a cruel credit crunch. All this is causing economic hardship today and eating away at the prospects for growth tomorrow. The euro zone may not be about to collapse, but the calm in Brussels is not so much a sign of convalescence as of decay.

Solo investimenti pubblici diretti, e sostegni di welfare possono spezzare il circolo vizioso. Politiche fiscali espansive, oggi precluse dall’ossessione al rigore. Moneta reale. Detassazioni europee sul lavoro (giovanile in primis), sull’impresa (nuova in primis), tanto per cominciare.

L’Italia è al centro di questo dilemma. L’attuale governo Letta è in grado di ricavare questi 40 miliardi dal bilancio pubblico italiano in pochi mesi? Non credo proprio. Scelte drastiche? Abbassare gli stipendi di parlamentari e burocrati dell’80%? Vendere patrimonio statale in pochi mesi e a prezzi accettabili? Sfoltire radicalmente le agevolazioni fiscali? Imbastire una nuova offensiva anti-evasione? (con Berlusconi nel governo….ma andiamo).

Tutte azioni, sulla carta (e nei programmi elettorali) auspicate. Nei fatti improponibili. Resta quindi solo lo status quo e l’attesa di un millimetrico spostamento nell’asse politico europeo. Cioè nulla.

Ci sarebbe, ovviamente, un modo classico per creare e investire queste risorse: uscire dall’euro e stampare moneta. Tornare a una moneta e a una Banca Centrale italiane.

Con un quarto secco di italiani alla povertà abbiamo raggiunto il limite della follia repressiva tedesca (alias rigore a tutti i costi). O si ragiona a Berlino, Bruxelles e Francoforte o si esce. Se la tengano loro questa Europa da campo di prigionia. Un referendum sull’Euro, e su questa Bce, mi pare quindi nelle cose, andando avanti così.

Draghi, Merkel, Letta. Loro oggi hanno in mano un filo italiano che potrebbe spezzarsi.

La ripresa via moneta finanziaria (illusoria)  finora non sta funzionando. O l’Europa si decide a passare alla moneta reale oppure è giustificato, per italiani, spagnoli, portoghesi e greci pensare di uscirne. Costerà salato uscirne, ma il prezzo sociale di restarci in questo modo sta diventando astronomico. A meno di una vera politica reflattiva.

E inviare un segnale chiaro ai sonnambuli mi pare quantomeno appropriato. Fa bene Grillo a parlare di referendum. Un po’ di pepe nel….

Quindi, stimato presidente del Consiglio Enrico Letta, la invito a riferire al suo superiore (o ai suoi superiori) questa semplice domanda:

moneta fittizia o moneta reale?

In queste cinque semplici parole c’è in gioco il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo.

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