Dopo Barca, Boeri e Soru per salvare il Pd

 

Pubblico qui un articolo appena scritto per Z3Xmi, la rivista di citizen journalism di zona a cui collaboro fin dall’inizio:

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E’ la corsa, ora, alla partecipazione deliberativa online. Fino a poche settimane fa snobbata dai grandi partiti. Effetto cinque stelle, di sicuro. Ma anche genuino desiderio, per politici anomali come Renato Soru, Stefano Boeri (e Fabrizio Barca) di avviare, usando appropriatamente la rete, una rivoluzione copernicana nel gran corpo del Pd, ringiovanendolo. E ribaltando proposte e decisioni dal vertice alla base. Prima che si realizzi l’ultima profezia di Beppe Grillo: “alle prossime elezioni ci sarà Berlusconi e avrà contro solo noi del 5 stelle. Saremo noi a rappresentare la sinistra”.

Già, perché il Pd nel frattempo rischia l’emarginazione (o l’auto emarginazione) dopo la sconfitta elettorale di febbraio e poi il disastro istituzionale sfociato nella scelta obbligata del governo di larghe intese.

“Mentre il vertice Pd, a gennaio, credeva di avere la vittoria in tasca e faceva la sua tradizionale campagna elettorale, i militanti 5 stelle in rete convincevano la gente ad andare in massa ai comizi di Grillo – spiega Soru – e risultati sono stati eloquenti”.

Una lezione chiara e dura. Per Soru e Boeri questo del Pd emarginato non è né deve essere un destino annunciato.

Nell’antica sala da ballo dell’Arci Bellezza, affollata di iscritti al Pd alla ricerca di aria nuova, hanno illustrato i loro progetti (congiunti) di e-democracy. Si chiamano Sardegna Democratica, rispettivamente, e Milano Democratica. Primo propulsore è Renato Soru, imprenditore con il dna nell’informatica e nella rete, che vuole arrivare, “per vincerle” alle prossime elezioni regionali sarde con una nuova piattaforma partecipativa online in campo, e possibilmente praticata da migliaia di attivisti. E, a ruota, Milano democratica promossa da Boeri.

In pratica? Un sistema di forum di discussione, di selezione delle idee e proposte, di “fact checking” (verifica sui fatti), di sviluppo cooperativo di documenti (alla Wikipedia), oltre a strumenti facili per il video streaming e altro. Soru ha annunciato una prossima due giorni aperta a tutti i giovani informatici che vorranno imbarcarsi nell’avventura. “Una specie di startup – ha detto – di Sardegna e Milano democratica”.

Funzionerà? Il progetto è indubbiamente generoso, lungimirante. Ma, come è chiaramente emerso nella serata all’Arci Bellezza, ancora agli inizi. Il trapianto dentro il Pd di una sorta di ambiente tecnologico a 5 Stelle (senza Casaleggio ovviamente) non basta. Sardegna Democratica e Milano democratica si pongono come due (incoraggianti) iniziative locali. Ma il livello superiore (qui una disamina tecnica più approfondita) è rimasto sullo sfondo, inespresso. Ovvero la piattaforma politica e di regole capace di abilitare la tecnologia. Un semplice esempio: “Vogliamo un partito di militanti che possano deliberare e non solo ratificare scelte già prese dal vertice – dice Boeri – e qui gli ambienti cooperativi di rete sono essenziali, anche se opportunamente combinati con gli incontri fisici”.

Già, ma questa capacità deliberativa dal basso con quali regole può essere istituita, e con quale linea politica? Quale gruppo dirigente può sostenerla e non avversarla? Sufficiente la gestione “illuminata” locale di un Soru o di un Boeri? E’ una questione a cui oggi fornisce una risposta solo un altro, il neo-candidato alla segreteria Pd Fabrizio Barca, con il suo corposo documento sulla “democrazia sperimentale” che delinea una forma partito completamente nuova (quantomeno per il Pd) basata sul lavoro cognitivo (online e misto) dei militanti (non diverso dall’accezione Soru-Boeri) ma privilegiato rispetto alle operazioni di vertice e di potere.

Un partito separato dalle carriere statali e dai giochi di potere dei singoli e delle lobbies. Capace di incalzare e rinnovare lo Stato usando proprio “l’intelligenza collettiva” che nasce dalla partecipazione strutturata. Un sogno che oggi affascina molti.

Soru e Boeri, così, si iscrivono “localmente” dentro questa linea nascente di profondo rinnovamento della politica. Chiaramente con l’occhio ben puntato sul prossimo congresso dei democratici a ottobre. Dove, come si vede, si sta formando un nascente aggregato di innovatori. Ma è ancora da vedere se dotato di sufficiente forza politica interna.

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One Response to Dopo Barca, Boeri e Soru per salvare il Pd

  1. Proprio a Milano, durante la campagna elettorale del 2010/11, avevamo ragionato (insieme a Gabriele Ghezzi) su una forma diversa di prevenzione. Una prevenzione democratica e affidata principalmente al rapporto tra le forze dell’ordine (carabinieri e polizia di Stato) e le reti di quartiere.