La lunga svolta

Quanto durerà la crisi italiana?

Stando ai dati di fatto sarà lunga, ma sarà forse anche positivamente lunga.

Perchè lunga? Semplicemente perchè il sistema capitalistico e politico europeo e globale ci ha messo la bellezza di 18 anni, da quello sciagurato 1992 del primo grande fallimento italiano, a riconoscere che, nonostante le parole, i trucchi e i belletti, l’Italia restava semifallita, e un papero seduto sempre più in preda di distonie sociali (evasione, criminalità, feudalesimo, lavoro nero…).

18 anni di fumo. Andati in fumo. Ora però internamente tante voci e intelligenze oltrepassano questa cortina (basta guardare a come è cambiato il panorama dei quotidiani italiani e dei programmi televisivi, al di là della maldestra repressione del potere più marcio). E all’esterno l’Italia, fino a un anno fa volutamente dimenticata a friggere nella sua sporca padella berlusconiana, ora è nei computer che contano transazioni, e i suoi parametri di crisi fanno la crisi dell’Eurozona, dell’Europa e dell’economia globale.

In un certo senso ci sarebbe da ringraziare il governo di destra greco che truccò i conti nel 2007, poi la pavidità dell’Europa nell’affrontare la crisi di Atene, e infine le non -decisioni tedesche che l’hanno amplificata, fino a far scoppiare anche l’equilibrio finanziario pubblico italiano, con connessa defenestrazione del genio Tremonti e del Bunga Bunga.

Sì, perchè un ciclo di merda di 18 anni attendeva il suo esito. Un ciclo nato dal solito grande problema del dopoguerra. L’alternanza alla Dc da parte di un Psi a debito. E quindi ambedue a rubare, con numerose mance a e chiusure d’occhio da l’integerrimo Pci.

Fino al botto incontrollato del 92.

(In quell’anno successero tante cose, ma due sono emblematiche: a Palermo fu avviata l’operazione Forza Italia e contemporaneamente fu ammazzato Paolo Borsellino. L’unco forse ad avere gli elementi per fermare il nuovo “cavallo di razza” per cui lavorava Dell’Utri).

Per i 18 anni successivi, infatti, il modello prescelto è stato. A: mettere sotto il tappeto la questione del debito, sperando che il Marco (oops l’Euro) ce lo facesse gestire a buon mercato. E B: consentire un modello di crescita fondato sui condoni, edilizi e fiscali, sugli spiriti animali, criminali, sul supersfruttamento precario, e sull’accumulazione di capitali…ma in Svizzera.

Esattamente quello di cui si parlava a Palermo in quel 1992.

Questo pseudo-sviluppo abnorme, questa economia e società tumorata, (già presente, ma in minor misura prima del 1992) ha raggiunto il 25% del Pil italiano. Come e esistessero una Lombardia e un Veneto invisibili tra di noi, che non pagano tasse, sfuggono ad ogni regola, contaminano con corruzione e lavoro schiavistico il resto del paese. Regioni invisibili che fanno i prezzi (drogati), fanno fallire imprese sane, tolgono futuro ai giovani, fanno scappare i migliori.

Io spero che la crisi sia lunga e spaventevole, e che tenga sotto pressione con la sua emergenza i rappresentanti politici di questa Italia marcita.  Li paralizzi. E faccia paura anche a lorsignori “furbi” e criminali.

E intanto si possa aggregare un partito dei “fessi”, un partito degli onesti, un partito della svolta. Di chi vuole un’Italia finalmente adulta. E decente per viverci.

E insieme si cominci a operare su questo grande giacimento di furbizia e di schiavismo, ponendo la questione interna italiana tra le massime priorità europee.

Che la Ue e la Bce non ci diano più un euro di aiuto se non mostriamo, cifre certificate alla mano, di quanto abbiamo ridotto il tumore.

Perchè a spinta interna e esterna dobbimo comunque estrarre da questo grande buco nero, le risorse per ricostruire una Repubblica Italiana degna di questo nome. E insieme creare un Paese fuori dalle macerie ereditate dai malfattori degli scorsi decenni.

Buon difficile 2012.

P.s. A farsi due conti sul retro di una busta se riuscissimo a ricostruire un’Italia in cui ci si rispetta l’un l’altro, e quindi si rispettano le regole  di base della convivenza civile avremmo, dall’emersione del lavoro nero e schiavista e dall’abbattimento dell’evasione fiscale un rapporto tra debito pubblico e Pil non lontano da quello della Germania. In più pagheremmo meno tasse tutti (oggi siamo al 50% dei redditi dei “fessi”) avremmo più occupazione qualificata e meno morti sul lavoro.  E spese pubbliche meno gonfiate dalla corruzione. Potremmo davvero pensare al ritorno alla crescita dell’Italia. E al futuro per i nostri figli.

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4 Responses to La lunga svolta

  1. alberto says:

    E’ un ritratto molto bello e davvero toccante, Beppe.
    da dove partiamo per mettere insieme il partito degli onesti?
    dove riusciamo a trovare questi germi di resistenza?
    e, soprattutto, a promuovere una disciplina che non faccia degenerare il movimento, come i viola?
    alberto

    • alberto says:

      ho letto successivamente il commento di Cristiano al tuo post di Natale. Mi pare bene che suoniamo la stessa nota: creiamo qualcosa, senza dilettantismi e velleitarismi.
      Lo diciamo da sempre. E “se non ora, quando?” Spero di essere io l’amico con cui avresti dovuto parlarne tu a gennaio. Io di sicuro te ne sto parlando.

      • beppe says:

        Monti sta sottoponendo l’Italia a una cura da cavallo. Per almeno sei mesi (nella migliore delle ipotesi) se non un anno avrà un consenso politico limitatissimo, a pochi idealisti. Se comincerà a generare risultati il consenso comincerà a crescere, a immediatamente l’imbonitore e gli altri partiti tenteranno di decapitarlo.

  2. Loradae says:

    Four score and seven minutes ago, I read a sweet article. Lol thakns