Quando Grillo sostiene che se crollasse il Movimento cinque stelle vi sarebbe violenza per le strade forse non ha torto.
Una conferma, da fonte indipendente, avversa e non sospetta, viene da qui.
Quella di Grillo è una strategia diversiva. Serve a spingere l’«indignazione», tanto celebrata nelle acampade spagnole o negli occupy americani, lontano dalle piazze italiane. Più la crisi diventa feroce e più le scariche di risentimento vengono fatte confluire in un comodo format, quello del blog del Capo dei Cinque Stelle che solletica il giustizialismo giacobino contro la «casta» e le sue maschere.
Non entro nel merito delle tesi radicali dei Wu Ming. Mi limito ad osservare che la tenuta e la credibilità del 5Stelle è oggi questione vitale, in questa crisi acuta che l’Italia sta attraversando. E che, stante il marasma in cui versano le altre parti politiche, il successo programmatico e di risultati di questo movimento composto da giovani è probabilmente la miglior cosa augurabile oggi.
Per questo ha senso aiutarlo ad acquisire e consolidare cultura di governo e risultati. Senza snaturarne il carattere.
Già ora questo movimento comincia a esercitare (e finalmente) un chiaro e sensibile ruolo competitivo sull’offerta politica. Il prossimo esempio, eclatante, saranno con ogni probabilità le imminenti elezioni del Sindaco di Roma. La sirena d’allarme suona acuta nei palazzi.
Ma non è (e si spera non sia) un allarme di guerra per l’Italia.