Che si intenda votare per Berlusconi, per Bersani, per Monti, per Grillo, per Maroni, per Giannino o per Ingroia un dato credo possa essere utile e interessante.
Una mega-legislatura, una fase storica della vita politica e sociale italiana, è ormai agli sgoccioli. Lunga ben 33 anni. L’Europa, e il Fiscal Compact ne hanno decretato la fine.
La fase si aprì nel 1980 quando Bettino Craxi, per conquistare a sè e al Psi un ruolo preminente, lanciò lo slogan della “governabilità” della “grande riforma”, del “decisionismo” (suo) ma anche, dietro le quinte, della spesa e del debito pubblico a ruota libera, ai fini di consenso sui territori. E quindi di crescenti quote di mercato politico sulla Dc e soprattutto sul Pci.
Non ci riuscì, ma invece riuscì a indebitare esponenzialmente l’Italia.
Dopo una breve pausa dovuta al quasi fallimento del paese nel 1992 (insieme e a catena avvenne mani pulite, l’omicidio, probabilmente di Stato, di Falcone e Borsellino e tanti altri fatterelli marginali) la neonata Forza Italia (con dovuto appoggio di vari potenti palermitani) riprese nella sostanza la linea craxiana (opportunamente corretta da un grande venditore dotato di massicce risorse personali, dovute guarda caso proprio al craxismo).
Il punto di saldatura tra la megalegislatura Craxi (dal 1980 al 1992) e poi Berlusconi (1994-2011) è sotto gli occhi di tutti. Alle identità politiche ideologiche sostituire quelle per interessi (ben finanziate).
L’uso dello Stato, poi, a fini di consenso politico personale. Craxi distribuiva quattrini (a debito), prebende, centralizzava e poi elargiva tangenti. Rese in pochi anni l’Italia un paese a debito al 110% del Pil. Nel giugno 1992 vicinissima al default.
Berlusconi, dati i tempi post 1992, non ha agito (e agisce) tanto sulla spesa (ormai dilatatasi oltre ogni equilibrio) quanto sul fisco. Togliendo e mettendo tasse per guadagnarsi consensi televisivi. E ponendosi di fatto sempre dalla parte di chi le tasse, in un modo o in un altro, non le paga o non vuole pagarle.
Da 33 anni abbiamo sostanzialmente dei leader (salvo i brevi intermezzi di Prodi, Ciampi e Padoa Schioppa) che usano, e mai che si mettono al servizio dell’Italia e del suo Stato. Che plasmano società e Stato secondo i loro modelli e fini. Questi i valori irradiati nella nostra società dal vertice. Su cui è cresciuta buona parte di una generazione. Subendoli o facendoli propri.
Questa filosofia politica, questi messaggi reali (divenuti pratica quotidiana) trasmessi dai leader per 33 anni filati, hanno piagato la società italiana. Hanno distorto menti e vite, hanno ingigantito perversioni.
Un modo evidente di usare lo Stato a propri fini è evadere il fisco. Un altro è di generare lavoro nero. Di corrompere politici e funzionari. Di truccare una pensione di invalidità. Di usare paradisi fiscali…..
La megalegislatura ha generato un buco, per noi cittadini, di circa il 10-20% del pil. Ci ha portato a nuove tasse (quando Monti è stato costretto a prendere atto della realtà), ha fatto morire tante imprese oneste scalzate da aziende in nero o affiliate ai network criminali. Ha relegato alla marginalità tante persone competenti e oneste che non hanno voluto aderire alle lobby di potere dominanti. Ha sospinto la società italiana a “affiliarsi” per poter giocare nel sistema. Di qui il boom di Comunione e Liberazione (con connessa Compagnia delle Opere), di Opus Dei, delle Cooperative Rosse e connessa lobby dominante diessina nel Pd, della Lega (di potere), e di altre decine e decine di gruppi e gruppetti di interesse, nel mondo Craxian-Berlusconiano.
Italiani liberi? Ai margini. Il diritto? Di fatto negato, dalla magistratura avversata e paralizzata fino alle regole del gioco nelle carriere, nei concorsi, negli affari, nelle organizzazioni pubbliche (basti pensare allo schieramento di primari ciellini negli ospedali pubblici lombardi).
Per fortuna, dal 1998 in avanti è arrivata internet. E un parziale contropotere si è gradualmente sviluppato. Ma l’Italia della megalegislatura è e resta un’Italia di mafie e mafiette (per dirla in chiaro).
Un giovane, quale futuro? Quale mafia a cui aderire, e a 90 gradi?
Estremizzo, ovviamente. Ma diffidate dei sedicenti “liberali”. O di quelli che parlano di “meriti”.
Ora siamo alla frutta di questa lunga e perniciosa megalegislatura. Quale prospettiva reale vogliamo darci?
Come curare i mali che ci hanno instillato negli scorsi 33 anni?
E’ la vera, grande e profonda domanda di queste elezioni.
Se siete anche voi sulla stessa lunghezza d’onda, in ogni schieramento discriminate chi e chi non è un “appartenente”. Chi non propone un proseguimento della megalegislatura.
Ch non è portatore di interessi di una lobby organizzata, non dichiarata e occulta.
Non è difficile. Ci sono ancora italiani liberi. Vendola, Fini, Renzi, Ingroia, Giannino, Ambrosoli.
Su Monti non lo so ancora. I suoi contatti con Cl non mi permettono di inserirlo nella lista.
Grillo è un dipendente di Casaleggio, che ha dato ampiamente prova di essere un portatore mentale e gestore autocratico di affiliazioni (anche se nuove, telematiche e sexy).
Il concetto è: l’Italia ha bisogno di liberarsi. Ha bisogno di leader che siano liberi davvero, tramettano rispetto delle regole, opportunità e libertà. E non ci riportino nel sistema della megalegislatura. L’Italia ha bisogno di avere un punto di riferimento al servizio dello Stato (esclusivo) e non di interessi personali o di lobby. Ha bisogno di rimettere in gioco le sue generazioni presenti e future.
Questo è il vero liberismo, la vera politica liberale, che ci serve. Il resto è conseguenza. Il resto può essere contemporaneamente riduzione della spesa pubblica e mantenimento del welfare. Può essere sgravio fiscale, quando possibile. E persino nuova impresa pubblica, per trainare la crescita.
Ma il punto chiave è uscire dalla megalegislatura mafiosa. Pensateci, anche per i vostri figli, prima di scegliere il candidato.