Renzi, Grillo e la tenaglia italiana

Il desiderio che più avverto è aiutare un’evoluzione di cui si parla poco. L’affermazione politica di una nuova generazione italiana, per quanto piccola e compressa nel disastro demografico e negli squilibrii di questo paese.

Una nuova classe dirigente, al posto della gerontocrazia castale che ancora impera a destra e sinistra.

Questa generazione, ovvero i figli di noi baby boomers, porta con sè, dentro di sè, un dono straordinario: oltre mezzo secolo di pace, mezzo secolo senza enormi traumi, quali quelli seguiti al macello insensato della prima guerra mondiale dei nostri nonni. E della seconda, delle nostre madri e padri.

Questa seconda generazione di un’Italia (e Europa) di pace ha percorso una fase storica inedita per la penisola: relativa stabilità, relativa prosperità familiare, accesso all’istruzione, fino ai gradi universitari, e tutti a costo contenuto. E infine, ora, accesso a una rete internet che ha aperto un’epoca nell’informazione personalizzata, nella comunicazione, nelle possibilità di espressione e di cooperazione.

Questa generazione ha cultura e scienza, come mai in questo paese. E ha anche sofferenza, accumulata nella jungla del precariato.

Oggi questa generazione è al 36% disoccupata. Sta pagando, più di ogni altro gruppo sociale, questa recessione intensificata dall’ossessione, europea e montiana, del pareggio di bilancio accelerato per l’anno prossimo*.

Questa generazione ha così appreso e sta apprendendo, anche sulla propria pelle, le principali lezioni di questa Repubblica italiana. Gli errori della Democrazia cristiana, l’impazzimento del 68, le follie a debito di Bettino Craxi, il quasi-fallimento del 92, il conservatorisimo del Pci-Pds, l’esplosione Berlusconiana, l’omicidio in fasce dell’Ulivo, l’Unione con determinante Mastella, il secondo tardo Berlusconi Bunga Bunga, il razzismo leghista…. E poi le appartenenze, le caste, l’iperburocazia, gli sperperi, le svendite di imprese chiave,  gli accordi sottobanco, persino con la Mafia.

I nostri figli sanno tutto. E molti sono vaccinati.

In questi ultimi 20 anni,a causa della crisi, l’informazione critica ha fatto passi da gigante. C’è una generazione cosciente, che avverte concretamente la crisi e si è fatta un’idea, anche piuttosto precisa, sulle sue cause.

Certo, ci sono anche difetti. Come sempre. Dalle accuse di essere bamboccioni, alla supposta scarsa capacità di iniziativa, all’edonismo fine a se stesso. Ma sono peccati veniali se si pensa a quei ventenni portati dagli eventi a marciare in camicia nera, inquadrati da altri trentenni impazziti sulle trincee-mattatoio del Carso.

Abbiamo il dovere di affidare a questa generazione la responsabilità di ricostruire l’Italia. Abbiamo il dovere di aiutarli a  partecipare, e da protagonisti, alla trasformazione di questo Paese. Prima che sia troppo tardi, prima che la tenaglia infernale si chiuda su tutti noi. Giovani e vecchi.

La tenaglia. Demografia a rapido invecchiamento di massa da un lato e vincoli di bilancio, e storico debito pubblico dall’altro. E un circolo vizioso in accelerazione: la nuova generazione può permettersi sempre meno figli. L’invecchiamento si automoltiplica, riducendo ulteriormente le risorse nette create.

Lo scenario dei prossimi 10-15 anni è evidente. L’Italia invecchiata diverrà un paese sempre più rigido, e sempre meno produttivo, con tutte le sue risorse impegnate nella sopravvivenza di una parte crescente della popolazione. E un clima culturale deprimente, conservativo, senza speranze.

A decrescente accumulazione di capitale umano, e a decrescente umanità.

Un tempo l’Italia fioriva di arte e di musica. Oggi?

Tutto ciò sta semplicemente nella proiezione dei grandi numeri. Nascite, morti, speranza di vita, formazione di famiglie, nati. E quindi pensioni, sanità, ammortizzatori sociali (quando ci sono)….Statisticamente un futuro annunciato.

Mi sono accorto, seguendo questa riflessione, di un elemento che prima non avevo notato. Chi sa davvero come è messa l’Italia è già da tempo, spontaneamente,  su questa lunghezza d’onda depressiva. Lo è Berlusconi che alla fine della sua parabola ha cercato di mascherarla (a lui stesso) con i sollazzi del Bunga Bunga. Ma il suo percorso dalle roboanti promesse ai silenzi depressi del 2009-2011 è evidente.

Lo è Monti, sotto la ferrea razionalità del suo eloquio e delle sue visioni e scelte politiche. Monti non ha mai comunicato nè comunica un messaggio empatico di futuro, che non sia il rigore, il doloroso pareggio e poi …. la ripresa. Una costellazione tutta tecnica, tutta formale, ancorchè fondata sulla scienza economica.

Monti non è un leader, da questo punto di vista.

Bersani. Sotto l’apparente bonomia fa capolino anche qui la depressione italiana. Nella forma di minimalismo concreto, certo accettabile, ma non tale da svegliare gli animi.

Bersani sa che la prossima legislatura sarà durissima. E non sa come motivare gli animi, per primo il suo.

Il suo minimalismo è davvero troppo poco per sottrarre l’Italia a un destino annunciato. Quando la tenaglia si chiuderà ancora, e poi ancora, sarà proprio la seconda generazione di pace, quella cruciale, a fuggire in massa da un paese che sentono estraneo, ostile, invivibile.

Accentuando un processo chiaramente in corso oggi.

Certo, perchè da almeno dieci anni l’Italia sta facendo pagare a loro, i cosiddetti giovani, il prezzo della sua crisi strutturale, una specie di cipolla a più strati in cui al centro c’è la questione demografica, poi il malfunzionamento dello Stato, il peso del debito, la criminalità e l’evasione, la distruzione della grande industria, l’alterazione delle regole di merito, la precarietà….. E infine la buccia: il circolo vizioso di coppie giovani che non mettono più al mondo figli. Rinforzando il suicidio d’Italia.

L’unico modo, a mio avviso, perchè la tenaglia non distrugga la società italiana è che la generazione, altrimenti perduta, sia protagonista attiva, carica, rappresentata, organizzata e legittimata ad allargarne le fauci.

E soprattutto con un progetto condiviso in testa. Un progetto positivo di nuovo stato, di nuove regole. Una credibile alternativa alla tenaglia.

Un progetto d’azione riformista, anche radicale, su più settori e più livelli. E soprattutto con un messaggio: la vecchia casta, quella dei debiti, delle promesse mirabolanti, delle appartenenze e della stagnanzione, se ne va via. Nel passato.

Si fa un’Italia nuova, a misura dell’aggressione al grande problema.

In fondo ci sono in Italia in questo momento oltre otto milioni di cittadini da 20 a 34 anni. Una forza d’urto più che sufficente se armata di idee chiare, possibilità di intervenire sui processi, semplificare, usare le tecnologie, trovare spazi e supporti per inventare, smantellare lobbies, controllare transazioni, eliminare contanti, promuovere agricoltura biologica, energie rinnovabili e distribuite, cooperazione e partecipazione sociale, non profit, comunità di aiuto, cultura e arte,  senso del sacro, senso della natura, accoglienza turistica e educativa. In pratica: ricostruire giorno dopo giorno un’Italia qual è quella che ci aspettiamo, e ci si aspetta in ogni angolo dell’umanità. Non è poi così difficile. Basta crederci. Basta uscire dalla depressione artificialmente cucitaci addosso.

Oggi ci sono due soggetti ad aver capito questo punto politico cruciale della nuova generazione come soggetto strategico. Casaleggio (Grillo) e Matteo Renzi.

Il primo però, controllandola e manipolandola fin dal 2005, gestisce all’80% una rete di rabbia e protesta (per carità, quasi sempre sacrosanta) ma a tutt’oggi non dà segnali, questo 5stelle, di un proprio progetto.

Che invece è urgente.

Il secondo, Renzi, ha proposte riformiste ben visibili. Ben comunicate in oltre cento comizi per l’Italia.

Ambedue aspirano alla rappresentanza innovativa di questa generazione. Il primo non mi ha convinto nel 2005 e non mi convince oggi. E poi Casaleggio e Grillo sono leader spurii, anziani, della mia generazione. Il secondo invece potrebbe convincermi al 70%. Nonostante i sospetti di vicinanza a Opus Dei o a Comunione e Liberazione (tramite Marco Carrai, uno dei suoi principali collaboratori).

Niente paura. In realtà Renzi è un uomo del cattolicesimo riformista italiano. Scout, Agesci, quindi Cei e Bagnasco. E quante volte il Cardinale Bagnasco ha lanciato veementi invettive sulla necessità di un ritorno alla politica, alta, dei cattolici italiani?

E’ soddisfatto forse Bagnasco del ruolo marginale e statico della Bindi, Franceschini e Fioroni in quello che si annuncia come il principale partito di governo in Italia nei prossimi anni? E’ forse soddisfatto di questa nullità politica?

Ecco quindi l’operazione Renzi, assolutamente legittima (anche se un po’ poco trasparente). In fin dei conti un peccato veniale. E i sospetti di vicinanza a Cl sono forse più gravi dei ben documentati “contatti”  che Bersani intratteneva (ai tempi del suo fedelissimo Penati) con la compagnia delle Opere per conto delle Coop rosse?

Rimettere in gioco i cattolici, e con energia e insieme la nuova generazione. Con una faccia nuova e un network provato nella selezione scout dell’Agesci.

Di fatto costruire una reazione a catena, portando una parte di qugli 8 milioni di giovani potenzialmente attivi dentro un partito organizzato, il maggiore d’Italia, per trasformarlo in un soggetto riformista potente e dinamico. Se è questo il sogno di Renzi (e dell’Agesci) dico che è un bel sogno. Impossibile a tetri catafalchi come D’Alema o all’ultimo Berlusconi.

Dico che un rinnovamento del Pd di questo tipo e di questa portata dovrebbe essere salutato da qualunque ulivista della prima ora con gioia. E spero che Renzi e i suoi, dopo la fase delle primarie (in realtà il lancio di questa grande operazione) puntino sul partito, sulla sua grande riforma (di qui l’incubo di D’Alema).

Renzi, di fatto,  sta quindi operando nel punto nodale della politica italiana. Come Casaleggio, lui e la sua rete hanno intuito dov’è il nocciolo della questione.

Ambedue puntano a inserirsi nello spazio della generazione. E il secondo è la risposta, altrettanto (e più) costruita, al primo.

Spero vivamente che questa dinamica segni  l’inizio dell’allargamento della tenaglia.

In fondo mi piace. Aiuterò quindi l’Agesci.

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*Per chi volesse capire qualcosa della vera storia dietro l’abisso in cui è stata cacciata l’Italia consiglio quest’analisi, molto semplice e chiara, di Marco Fortis.

In pratica dice:  nell’estate del 2011  fu lo screditato Berlusconi…. a farsi imporre l’obiettivo del pareggio di bilancio anticipato al 2013 anziché al 2014. Per mantenersi a galla, salvo poi affondare.

Oggi l’Italia sta pagando il prezzo dell’ultimo colpo di coda del Cavaliere.

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3 Responses to Renzi, Grillo e la tenaglia italiana

  1. Cristiano says:

    Magistrale. Grazie.

  2. Dr.Tenebre says:

    Al di là del merito delle sue proposte, Renzi mi dava l’idea di essere soprattutto uno che voleva il potere.