Che follia questa storia della Tav. Due anni fa, organizzato da Luigi Bobbio, seguii a Torino un seminario di due giorni, basato sul metodo della democrazia deliberativa. Sulla questione. relazionarono esperti di tutte le opinioni, si discusse in tavoli aperti e civili. E, nella sostanza, vennero fuori due elementi chiave:
1) che la Val Di Susa è troppo stretta, congestionata e urbanizzata per accomodare un grande cantiere decennale di scavo della galleria senza, nei fatti, costringere gli abitanti della valle ad andarsene.
2) che la Val Sangone adiacente, molto meno abitata e più ampia, avrebbe potuto essere un’alternativa, anche se più costosa e con qualche curva in più.
Tutta la piramide di potere, da quella locale fino al governo Berlusconi, ignorò queste indicazioni. E così la Regione Piemonte e l’entourage di potere Ds. Molto probabilmente sulla scorta di interessi aziendali di vario genere ( fino alla Cmc, la holding cooperativa delle costruzioni) . La scelta implicita evidentemente fu: massimo profitto sul budget dato dai fondi europei e linea dura, disciplina di partito nonostante la conclamata resistenza dei valsusini alla galleria.
Oggi, di nuovo, la guerra è scoppiata. Nessuno parla più della Val Sangone. Perchè?