In meno di 30 giorni fuori Berlusconi e ieri fuori D’Alema. Un caso questa liberatoria contemporaneità. Oppure un segno dei tempi, del tempo della crisi verticale italiana e delle sue generazioni? Di fatto si volta pagina, dalle zecche e dagli scarafaggi del post fallimento del 1992. Peccato che Giuliano Amato, l’ultimo giapponese craxiano, sia ancora in pista a far danni. E un altro che non posso nominare.
Comunque è molto. E’ molto sia per la destra che per la sinistra. Recuperiamo il quarto di Pil che va in criminalità, lavoro nero, evasione, livelli amministrativi abnormi, abnorme costo della politica. E con quelle risorse, che sono tante, facciamo ripartire l’Italia e questa giovane generazione schiacciata.
Basta con le cosche, le n’drine, le consorterie di affari cielline e rosse, gli inamovibili, i sei livelli burocratici, i rimborsi elettorali. Ridiamoci un futuro decente.
(questo mi aspetto da Matteo Renzi e da Pippo Civati. Lo so, è dura. Ma il resto sono chiacchiere)