Un governo provvisorio (ma poi nemmeno tanto)

Oggi il Fatto Quotidiano offre la soluzione del rebus. Bersani si installerà a Palazzo Chigi con un governo di minoranza, subito dimissionario, ma in carica per gli affari correnti fino all’elezione del Presidente della Repubblica e poi, forse, di un secondo tentativo con M5s e infine di elezioni anticipate. Ma intanto con primarie fatte e Matteo Renzi in campo (forse a capo di una nuova coalizione Pd-Monti).

Questo “governo provvisorio” potrebbe durare anche 10 mesi, fino a ottobre. E lavorare e far lavorare sopratutto in Parlamento. Su disegni di legge derivati dagli otto punti (volutamente generici) illustrati da Bersani. Sperabilmente trovando le convergenze con i grillini.

Facendo leva su una squadra di governo (si dice ristretta) di nomi non di partito, ma accettabili all’interlocutore. E se questa collaborazione darà frutti forse non vi sarà necessità di un rapido ricorso alle urne.

Bersani, inoltre, in questo iter può ragionevolmente pensare di tenere unito il Pd fino e dopo il congresso. E le conseguenti primarie, in caso di voto. Quindi un governo provvisorio ma anche salva Pd.

Il Pd di Bersani è oggi una macchina “stile-Pci” piuttosto pesante (qualche cifra, recentissima, qui). Copre il Palazzo, il territorio ma non copre la rete. Il suo apparato è il frutto dei generosi rimborsi elettorali degli scorsi anni, investiti nella struttura. E il maggiore punto di frizione con l’M5s (ma anche con Renzi) sta appunto nell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Bersani vuole solo una rimodulazione, per i motivi detti sopra.

Il M5s non ne ha alcun bisogno. Esce dalla trionfale campagna elettorale, dallo Tsunami Tour di Grillo  con oltre 250mila iscritti (dicembre 2012) dai 35mila certificati per le parlamentarie M5s nel settembre. Quindi la campagna elettorale e lo Tsunami Tour hanno moltiplicato  per sette le adesioni. Su una forma organizzativa a bassissimo costo. Si consideri che Sel ha meno di 45mila iscritti, per confronto. E il Pd circa 800mila. Parliamo quindi di un movimento che costa poco ma che ha dimensioni di massa di tutto rispetto (e se continuerà a crescere di primario rilievo).

Si sta avverando la previsione, quindi, sulla politica 2.0. Piacciano o meno Grillo e Casaleggio.

Il sottoscritto lo ha capito dal 1994, quando partecipò all’avvio della rete civica milanese (Rcm). Che ospitava divertenti conferenze dell’Ulivo, Lega Nord, persino di Forza Italia (ma non dei Ds).

L’argomento del Pd secondo cui il finanziamento pubblico ai partiti serve perchè così consente  l’accesso alla politica anche per chi non è miliardario francamente non regge, alla luce delle cifre sommariamente indicate sopra. Il M5s (e vediamo i suoi neo parlamentari) non è certo fatto di ricconi. E non ha affatto bisogno, per crescere e eleggerli, di faraonici rimborsi elettorali.

Renzi credo abbia capito, e letto Marco Revelli, sulla fine di un certo modo di fare partiti e movimenti politici. I nipotini di D’Alema (i cosiddetti “giovani turchi” del Pd) temo di no.

Questo contrasto strutturale, per nulla solo di principio, credo porterà alle elezioni anticipate. Il governo provvisorio di Bersani sarà in qualche modo utile per superare le scadenze istituzionali delle prossime settimane. E forse per fare qualcosa di buono per l’Italia (finirla con gli F35, forse con la Tav, mettere in campo un po’ di welfare anche per i non garantiti, non far crollare l’immagine italiana in Europa….).

Ma sarà nel complesso un’operazione tattica. La vera sfida verrà dopo, spero tra Renzi e Grillo. E sarà giocata, spero ancora, sul terreno della realtà e dei progetti possibili.

 

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2 Responses to Un governo provvisorio (ma poi nemmeno tanto)

  1. è sterile come una landa desolata; non produce un voto che sia un voto. Noi, italiani tutti cialtroni, abbiamo bisogno di essere alimentati a miti: lo ha capito anche Monti che in campagna diceva; graduale, misurata riduzione dell’IMU.

    “Quando il pensiero spogliato del sentimento immaginativo e quando l’emozione spogliata del pensiero immaginativo divengono i modi sia del pensare che del sentire, quello che ne risulta è la Leid-Stadt, la sterile sede del cordoglio, o la Waste Land, la landa desolata….”, Erich Heller, Lo spirito diseredato, Adelphi, 1965, p. 132

    Eccolo Bersani: privo di qualsiasi sentimento e pensiero immaginativo perchè incapace di leggere la realtà.