Sarebbe davvero bello se questa prima quindicina di settembre, con il suo tandem di annunci, venisse ricordata in futuro come il punto di svolta positivo nella crisi. Il sostegno illimitato (ma condizionato) al debito pubblico dei paesi europei in difficoltà e il parallelo riassorbimento, altrettanto illimitato, dei mutui immobiliari negli Usa sono misure senza precedenti. La Bce annuncia il firewall tanto desiderato. La Fed comincia a cancellare, al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese, il bubbone immobiliare esploso nel 2008, e da allora come un macigno nella pancia delle banche Usa. E soprattutto nei bilanci familiari di milioni di famiglie di ceto medio indebitate. Banche con carico debitorio inferiore, spera Bernanke, potranno quindi rifinanziare consumi e investimenti diffusi.
E così nelle aree deboli europee. Dove il programma Bce di scudo sugli spread (di riacquisto illimitato dei titoli pubblici a tre anni) dovrebbe da un lato rendere meno oneroso il servizio del debito pubblico spagnolo o italiano e dall’altro alleggerire i rispettivi sistemi bancari, sotto schiaffo dalla speculazione appunto per la quantità di titoli pubblici a rischio in portafoglio.
Risultato: banche italiane (e spagnole, queste ultime una volta ristrutturate e ricapitalizzate via Efsf) meno restrittive, e capaci persino di finanziare investimenti industriali, soprattutto nelle cruciali piccole e medie imprese.
Questo però a patto che il “bazooka” annunciato da Draghi funzioni gìà per effetto di annuncio (finora è stato così). Il Bazooka per ora è virtuale. In pratica sia Italia che Spagna sono molto restie ad accettare di entrare in un meccanismo che, se le salvaguardia, impone anche piani e obbiettivi condizionali dettati da Fmi-Bce-Ue. E Monti e Grilli continuano a ripetere che, almeno per il momento, questi piani di risanamento condizionati (e eterodiretti) non sono necessari. Basta il risanamento in corso.
L’annuncio di Draghi è però ben di più di una serie di parole: è un impegno operativo. In caso di crisi da spread la Bce, a certe condizioni, si impegna a operare acquisti di titoli anche illimitati. E questo impegno di fatto riduce, per gli operatori, l’indice di rischio su quei titoli, ora virtualmente “coperti”. Oggi gli hedge funds sanno che, oltre certi livelli speculativi, sui titoli spagnoli o italiani può scattare l’azione di riacquisto e quindi rovinarli.
Nell’indice di rischio percepito è quindi il segreto della mossa di Draghi. E non nel bazooka in sè.
Per differenza il piano di Bernanke è esecutivo. La ristrutturazione dei debiti bancari e l’immissione di liquidità è effettiva, non virtuale e condizionata. L’obbiettivo sembra previso e ravvicinato: arrivare alle elezioni presidenziali con tangibili segnali di ripresa e di sollievo per le famiglie.
In Europa però, anche se l’effetto bazooka sarà positivo (augurabile) nello stabilizzare i mercato, solo in piccola misura aiuterà nell’inversione di un ciclo negativo che ormai dura da cinque anni.
Sarebbe necessario ben altro, come il finanziamento di ampi progetti di investimento, fisici e immateriali. E una politica fiscale comune. Temi su cui si spendono infiniti vertici. Ma, almeno finora, senza risultati tangibili.
Accontentiamoci quindi degli annunci di un bravo banchiere centrale. E speriamo che riducano un po’ il costo del credito in Italia. Aspettando anche un ritorno sulla scena dell’economia americana, finora il vero occhio del lungo ciclone.
“Sarebbe necessario ben altro, come il finanziamento di ampi progetti di investimento, fisici e immateriali….”
si parla di grandi investimenti europei, ma rimanendo su quelli italiani…
sono necessari come l’acqua, in questo momento il Governo non si azzarda a metterci un euro, per non compromettere il lavoro di risanamento (e invita nel frattempo i capitali privati a fare il loro lavoro in questo senso), ma per quanto possiamo ritenere questo questo un ragionevole motivo?
Mettiamo che prima di Natale lo spread arriva a 200 e che li si stabilizzi per i mesi successivi, entro la fine legislatura secondo te e’ ragionevole aspettarsi che diano il via a degli investimenti per lo sviluppo senza compromettere il risanamento?
E che ne pensi dell’idea di Cisnetto, non di vendere gli asset immobiliari dello Stato, bensi’ di metterli tutti sotto gestione di un’entita’ quotata in borsa, e con i soldi raccolti finanziare gli investimenti?
ciao e ben tornato
Grazie Cristiano,
L’idea di un fondo pubblico sul patrimonio immobiliare è di sicuro interessante. Però può essere negativa se la sua costituzione avviene in condizioni di rischio elevato del debito. Una volta ridotto questo rischio, con il pareggio di bilancio, è certamente una strada maestra. Quindi parliamo di seconda metà del 2013, secondo la tabella di marcia del Governo.
Secondo la descrizione di Draghi, la BCE quindi si rende disponibile ad acquistare titoli di stato dell’eurozona sul mercato secondario in quantità illimitata e senza vincoli di tempo, con l’unico scopo di far scendere i rendimenti dei titoli a livelli più accettabili. La BCE non comprerà indistintamente tutti i titoli di stato, ma soltanto quelli che hanno maturità da 1 a 3 anni: cioè titoli circolanti che hanno scadenza a breve termine (ma non brevissimo, perché chi ha un titolo prossimo alla scadenza, con data di rimborso inferiore ad un anno, rischia ancora di rientrare nei programmi di ristrutturazione del debito, come quello applicato ai titoli della Grecia). Trattandosi di nuove massicce immissioni monetarie, che potrebbero alterare la stabilità del mercato finanziario, Draghi ha specificato che provvederà alla sterilizzazione di questa liquidità, vendendo successivamente titoli sia pubblici che privati sul mercato secondario. Il suo scopo quindi non è tanto quello di dare effettivamente nuova liquidità alle banche, che ormai ne hanno abbastanza e devono solamente stare attente ad investirla in modo corretto, ma utilizzare questo normalissimo stratagemma di politica monetaria per abbassare i rendimenti nominali, allungare di qualche mese la vita dell’euro e costringere nel frattempo i vari stati (Italia e Spagna soprattutto) a firmare i memorandum d’intesa prima della definitiva capitolazione della moneta unica.
OT
Beppe, è da tanto che non ci sentiamo:-)
Ricordo vari tuoi post sul motivo di fondo per il quale le regioni italiane sono nate “storte”, tanto che mi sembra di ricordare che anche tu pensi che più che le province, sarebbero da eliminare o ristrutturare assai le regioni.
Dopo i recenti fatti lombardi e laziali, mi piacerebbe rileggere quelle cose, ma non sono capace di trovarle…. Mi sembrerebbe importante capire da dove siamo partiti, per tentare di raddrizzare le cose….
Mi aiuti?
grazie
Caro Corrado,
Trovi un vecchio testo qui:
http://www.caravita.biz/www/stories/2006/06/25/laRepubblicaCheVorrei.html
forse ancora attuale.