Anche oggi, il mercato parte sulla bordata di vendite, sul tentativo di creare una reazione a catena irreversibile (panico), e così lo spread sale subito a 540. Poi però cala, durante gli scambi, a 510 e si fissa a 518. Siamo a venti punti di riduzione sulle fameliche desiderata iniziali degli speculatori.
Chi sta reagendo? Non lo so.
Qualcuno fa quello che può, sembra di capire, per tenere i Btp italiani al 6% (e spagnoli al 7%). Sotto la soglia di panico irreversibile che sfascerebbe l’Euro e l’Europa. Poi qualcuno comincia anche a parlare di strumenti di difesa comunitari a liquidità illimitata. Un qualcuno della Bce.
Un funzionario austriaco, nota bene. L’entrata in scena, in lingua tedesca in una crisi che ormai tocca tutto l’edificio dell’Euro e dell’Europa, virtuosa e Pigs.
Come vorrebbe Moody’s (che ieri a picchiato sull’outlook di Germania, Austria, Olanda e Finlandia) e Wall Street al seguito. Forte di tutta l’enorme liquidità finta che la Fed le ha pompato dentro, dopo il 2008. E che, con la fine dell’euro, cerca di fare la fortuna speculativa degli squali di oltreoceano.
Oggi Wall Street comincia a dare segnali di voler colpire anche l’area germanocentrica d’Europa. Di qui i segnali di reazione in corso. Di lingua tedesca, se non viennese.
Spero vivamente si consolidino.
Intanto però, se fossi in Monti (e mi meraviglia che non lo faccia) di fronte all’impatto piscologico di queste giornate (e di questi 12 mesi) comincerei a spingere sui risparmiatori patrimonializzati italiani per l’acquisto di titoli di debito pubblico.
Anche autorevoli economisti, come David Gros, lo consigliano. Cominciamo la manovra protettiva, il piano b necessario nel caso di una esplosione dell’Europa.
Possiamo sempre graduarlo. E il debito correttamente detenuto all’interno (e non solo dalle banche) è comunque una garanzia.
Nè sarebbe un messaggio contro la Germania o la Finlandia. Ma per l’Italia.
greetings I’m barbara I’m such a air head but I still really appreciated your work