Mi sono andato a guardare, per controllare le affermazioni di Bersani di ieri, la geografia politica della socialdemocrazia in Europa.
Bè, è proprio così come lui dice. I partiti laburisti e socialdemocratici stanno nettamente avanzando nel continente. Francia, Portogallo, Olanda (dove, crescendo, potrebbero strappare una calizione alternatica a quella liberal-democristiana attuale). Il trend è evidente. Ed è ovvio: di fronte a un crisi capitalistica, che colpisce i più deboli, la risposta socialdemocratica è classica.
Sul rafforzamento di questo trend si giocano oggi due decisive partite. Le elezioni in Germania (a novembre) e, di conseguenza, una diversa politica dell’Europa verso la crisi.
Supponiamo, dice Bersani, che la coalizione socialdemocratica dovesse vincere, e pienamente, anche in Italia. Quindi, nonostante lo sciagurato porcellum, prendere la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Un vittoria pulita, al 51% dei seggi.
Sarebbe un fatto di enorme rilevanza che risuonerebbe in tutta Europa. L’Italia, simbolo da decenni di instabilità politica, di coalizioni tenute su con lo sputo (degli elettori, spesso) ha deciso una strada chiara e inequivocabile. Uscire dalla sua crisi con un mix di politiche sia di rinnovamento che di equità sociale. Ha votato Keynes.
Questa vittoria inedita ridarrebbe vigore alla socialdemocrazia francese. E indurrebbe, soprattutto, una spinta analoga anche in Germania.
Con la prospettiva di tre governi di legislatura relativamente omogenei a Parigi, Berlino e Roma. Tre partner, al meno sulla carta, al massimo grado di affidabilità reciproca. E poi un effetto a catena anche su altri paesi europei.
Il 2014 potrebbe così configurarsi come l’apertura di una fase europea “socialdemocratica”, con ricette di politica economica attiva e industriali per il riequilibrio, per la generazione di nuove imprese, di investimenti, di liquidità nel sistema. E non solo di rigore e di tagli.
Sarebbe una prospettiva che ci farebbe dimenticare, in gran parte, i difficili anni passati.
Di questo scenario “socialdemocratico” Monti non può essere parte, se non laterale. E non è certo lo scenario di Berlusconi che, anzi, ci spingerebbe all’isolamento. Nè infine di Grillo che la socialdemocrazia europeo manco sa cosa sia (forse un nemico), e così di politiche anticrisi continentali, oggi in bilico e cruciali.
Quindi, anche per un borghese (ma con cervello acceso) conviene assolutamente votare convinto Bersani. Perchè vinca pienamente. E’ l’unico, oggettivamente, che può innescare un vero cambiamento sulla scala che a noi disperatamente serve per uscire dalla crisi.
sviluppo coerente di Karl Marx, Il capitale, Libro I, 1865, Editori Riuniti, 1964, p. 648